Made in Italy: gli italiani disposti a spendere anche il 20% in più

È quanto emerge dalla ricerca condotta da Teleperformance Knowledge Services e commissionata da Made in Italy, il progetto rivolto alla valorizzazione delle eccellenze italiane: per un prodotto Made in Italy gli italiani sono disposti a spendere anche il 20% in più. Di fatto, se il valore del brand Made in Italy è sempre più riconosciuto in tutto il mondo, gli italiani sono disposti a pagare qualcosa in più per avere prodotti autentici e di qualità.

La ricerca è stata presentata ad Ancona nel corso del roadshow ‘Tradizione e innovazione Made in Italy – I protagonisti si raccontano’, tenuto presso la sede di Confindustria, ed è stata eseguita su un campione di 2mila italiani tra i 18 e 65 anni, rappresentativo della popolazione per genere e area geografica.

Tutto il processo produttivo deve svolgersi in Italia

La fase del processo produttivo ha un impatto molto forte nella connotazione del Made in Italy. Secondo l’85% degli intervistati il prodotto deve essere infatti creato da una azienda italiana in cui tutto il processo produttivo si svolga in Italia. E i settori food (78%) e fashion (69%) dominano la classifica di quelli maggiormente associati al Made in Italy.

Nelle Marche la ricerca ha evidenziato un forte interesse per l’adozione di nuove tecnologie nell’ambito della produzione e del processo produttivo. Questo dimostra un chiaro impegno nell’innovazione per mantenere e rafforzare la competitività nel mercato globale.
Inoltre, l’indagine ha messo in luce un forte legame emotivo e culturale a livello regionale con l’industria manifatturiera, con un’enfasi particolare sulla pelletteria, settore storico e di grande rilievo economico per le Marche.

“Uno stile affermato in tutto il mondo e al quale non vogliamo rinunciare”

I marchigiani, però, si dicono disposti a spendere fino a un 17% in più per un prodotto Made in Italy, percentuale leggermente sotto la media nazionale, ma che dimostra comunque di dare valore ai prodotti realizzati sul territorio italiano.

“L’indagine conferma che il Made in Italy è uno stile affermato in tutto il mondo e al quale, nonostante una crescente concorrenza con cui ci si confronta sul piano del costo o della imitazione, non vogliamo rinunciare, consapevoli del suo valore in termini di qualità e creatività”, ha evidenziato Roberto Sartori, founder di Made in Italy”.
Secondo Gabriele Albani, ceo di Teleperformance Knowledge Services, la ricerca conferma come il Made in Italy sia “soprattutto generazione di valore per l’economia nazionale”

Approfittare delle opportunità offerte dal PNRR per rafforzare le competenze

L’obiettivo del roadshow, pensato da Roberto Santori, è stato quello di favorire lo scambio di idee per creare valore per il business e il sistema Paese, facendo leva sulle competenze del Made in Italy.

Il neo rettore dell’Università di Camerino, Graziano Leoni, ha concluso i lavori con una riflessione su come le aziende possono approfittare delle opportunità offerte dal PNRR per rafforzare le competenze, soprattutto in ambito di ricerca e tecnologia, e valorizzare i giovani talenti, riporta ANSAcom, in collaborazione con Challenge Network.

Italia, il mercato dell’Intelligenza Artificiale cresce del 52% in un anno 

Il mercato italiano dell’Intelligenza Artificiale (IA) ha registrato nel 2023 una crescita straordinaria. L’incremento rispetto all’anno precedente è del+52% e il valore oggi raggiunto tocca i 760 milioni di euro. Questo dati sono ulteriormente in crescita  rispetto al +32% registrato nel 2022, confermando un trend in forte ascesa.

La ricerca condotta dall’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano sottolinea che gli investimenti sono principalmente concentrati sulle soluzioni di analisi testuale e interpretazione semantica, con particolare attenzione alla ricerca semantica, classificazione e agenti conversazionali tradizionali. Tuttavia, i progetti di Generative AI rappresentano solo il 5%: su questo tema c’è un interesse ancora limitato, ma in crescita.

Diffusione dell’IA nelle imprese italiane

Nel nostro Paese, sei grandi imprese su dieci hanno avviato progetti di IA, anche solo a livello sperimentale. Sorprendentemente, due su tre hanno discusso internamente delle applicazioni della Generative AI, e una su quattro ha già intrapreso una sperimentazione (sono il 17% del totale).

La ricerca rivela inoltre che quasi tutti gli italiani (98%) hanno sentito parlare di Intelligenza Artificiale, ma solo il 57% conosce il termine “Intelligenza Artificiale Generativa”, evidenziando qualche “vuoto” di conoscenza.

Percezione e timori nei confronti dell’IA 

Nonostante gli italiani vantino un elevato grado di conoscenza dell’IA – il 29% ne ha addirittura una conoscenza medioalta – , il 77% della popolazione guarda all’IA con timore. Questa preoccupazione è principalmente legata agli impatti potenziali sul lavoro, con il 17% che è fermamente contrario all’ingresso dell’IA nelle attività professionali.

Tuttavia, l’analisi evidenzia che l’IA ha già un potenziale di automazione del 50% dei “posti di lavoro equivalenti” in Italia, una prospettiva che potrebbe coinvolgere 3,8 milioni di persone entro dieci anni.

Impatto sul lavoro e necessità di adattamento

Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence, sottolinea che, considerando le previsioni demografiche e l’invecchiamento della popolazione, l’automazione di 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti potrebbe essere una necessità per risolvere il crescente gap occupazionale. Tuttavia, avverte che solo prestando attenzione alle esigenze dei lavoratori, alla formazione e alla giusta redistribuzione dei benefici, la società potrà trarre realmente valore dallo sviluppo dell’IA.

L’adozione nelle aziende

Il 90% del mercato dell’IA in Italia è dominato dalle grandi imprese, mentre il restante 10% è equamente diviso tra PMI e Pubblica Amministrazione. Le soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati rappresentano il 29% del mercato, seguite da progetti di interpretazione del linguaggio (27%), algoritmi di raccomandazione (22%), analisi di video ed immagini (10%), sistemi di orchestrazione dei processi (7%) e Generative AI (5%).
La spesa media in IA per azienda vede in testa Telco-Media e Assicurazioni, seguite da Energy, Resource & Utility e Banche e Finanza. Infine, i numeri: il 61% delle grandi imprese ha almeno un progetto di IA in fase sperimentale, mentre le PMI si attestano al 18%, con un aumento del 3% rispetto al 2022. 

Mercato del lavoro, cresce la quota “rosa”

Il rapporto sull’occupazione in Italia, relativo al novembre scorso, mette in evidenza la notevole crescita delle assunzioni femminili. A novembre 2023, l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha rilevato un totale di 23 milioni e 743 mila lavoratori, sia a tempo indeterminato sia determinato, segnando un incremento del 2,2%, ovvero 520 mila occupati in più.

Quest’ultimo aggiornamento ha portato il tasso di occupazione al 61,8%, con un aumento dell’1,3% rispetto a novembre 2022, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 7,5%.

Occupazione femminile a oltre 10 milioni di unità: è record   

Rispetto all’analisi del mese precedente, condotta a ottobre 2023, si è verificato un aumento dello 0,1% degli occupati. Ma l’aspetto che emerge in modo più significativo riguarda l’occupazione femminile. Dei 30 mila nuovi occupati, ben 24 mila sono donne, tanto da rappresentare l’80% dell’incremento mensile complessivo.
Le donne impiegate raggiungono così la cifra di 10 milioni e 49 mila, con un aumento di 258 mila unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. SI tratta di un record storico in Italia.

Il 2024 potrebbe essere “un anno di crescita”

Confcommercio commenta questi dati affermando che “il 2024 potrebbe essere un altro anno di crescita, seppure non brillante, ma la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è ancora molto lontana dai valori medi europei.” Tuttavia, emerge chiaramente il boom delle assunzioni femminili, dimostrando l’efficacia degli incentivi per favorire l’occupazione delle donne.

Questo record di occupazione femminile è il risultato di un impegno politico protrattosi per diversi anni e sempre più incisivo. Interventi normativi come la Riforma Fornero (2011-2012) e le Leggi di Bilancio del 2021 e 2023 hanno introdotto utili sgravi contributivi per incentivare le assunzioni femminili.

Le agevolazioni per l’assunzione 

Le agevolazioni per l’assunzione di donne si riferiscono a precise categorie e prevedono requisiti specifici. Ad esempio, vi rientrano donne svantaggiate con almeno 50 anni di età disoccupate per oltre 12 mesi, donne di qualsiasi età con una professione o settore caratterizzati da un marcato gender gap occupazionale, e donne residenti in regioni ammissibili ai finanziamenti UE. La Manovra 2024 ha introdotto la decontribuzione totale per le mamme con almeno due figli, coprendo al 100% i contributi previdenziali fino a dieci anni, azzerando di fatto il cuneo fiscale.
Questa misura è stata presentata come un riconoscimento dello Stato per il contributo delle donne alla società attraverso la maternità.

Il settore retail sotto cyber-attacco

Il settore del retail subisce sempre di più gli attacchi dei cybercriminali e soprattutto fa sempre più fatica a “schivarli”. Lo rivela Sophos, leader globale nella cybersicurezza as-a-service, che ha presentato i risultati del report “The State of Ransomware in Retail 2023”.
I dati evidenziano che solo il 26% degli operatori del settore è riuscito a neutralizzare gli attacchi ransomware prima della cifratura dei dati, segnando un calo rispetto al 34% del 2021 e al 28% del 2022. Questo trend indica una crescente difficoltà nel settore retail nel contrastare tali attacchi mentre sono in corso.

I retailer devono rivedere le strategie di difesa

Chester Wisniewski, direttore globale CTO di Sophos, sottolinea la necessità per i retailer di rivedere le strategie di difesa, implementando una sicurezza in grado di rilevare e gestire le intrusioni in fasi più precoci della catena di attacco.
Il rapporto rivela che i costi di ripristino, escluso il riscatto, per i retailer che hanno ceduto alle richieste sono stati quattro volte superiori rispetto a coloro che hanno utilizzato backup per il ripristino dei dati (3.000.000 contro 750.000 dollari).
Il 43% dei retailer colpiti ha pagato il riscatto, ma i costi medi di ripristino sono risultati quattro volte superiori rispetto a chi ha optato per i backup. Wisniewski suggerisce di negare la ricompensa ai criminali e di ricostruire i sistemi su basi più solide.

Il 71% delle organizzazioni colpite ha ammesso la crittografia dei propri dati

In linea con una più ampia tendenza generale, il settore retail ha registrato la più alta percentuale di casi di cifratura dei dati dell’ultimo triennio, con il 71% delle organizzazioni colpite dal ransomware che ha ammesso di aver subìto la crittografia dei propri dati. Vedendo il dato in positivo, si tratta di un calo dal 77% dell’anno precedente. La percentuale di retailer attaccati è passata dal 77% al 69%.
Dall’altra parte, i retailer che hanno ripristinato le operazioni in meno di un giorno sono scesi dal 15% al 9%, e quelli che hanno impiegato più di un mese sono saliti dal 17% al 21%.

Le mosse per difendersi 

Per difendersi, Sophos suggerisce di rafforzare le difese con strumenti di sicurezza per proteggere dagli attacchi comuni, adottare il Zero Trust Network Access (ZTNA), utilizzare tecnologie adattative e avere un monitoraggio delle minacce 24/7.
Gli esperti consigliano inoltre di ottimizzare la preparazione agli attacchi con backup regolari e un piano di risposta agli incidenti, mantenendo una buona igiene di sicurezza attraverso patch e verifiche regolari delle configurazioni dei tool di sicurezza.

Il business migliorerà nel 2024: la previsione di un quarto delle imprese italiane

Il contesto internazionale si presenta estremamente complesso, ma secondo un sondaggio condotto da Ipsos in collaborazione con Unioncamere e Tagliacarne, un quarto delle imprese italiane prevede una crescita degli affari nel 2024, mentre la maggior parte si aspetta una stabilità.
L’indagine è stata presentata in occasione di una conferenza internazionale organizzata da Unioncamere a Torino.

Le tre categorie degli imprenditori italiani

Gli imprenditori italiani si dividono in tre categorie principali: il 60% ritiene che la situazione rimarrà stabile per le imprese nei prossimi 12 mesi, quasi il 25% si aspetta un miglioramento, mentre la percentuale dei pessimisti è scesa all’18%, rispetto al 42% registrato l’anno precedente.
Le aziende del Nord esprimono maggiore ottimismo per il futuro rispetto a quelle del Centro e del Sud, con l’85% degli imprenditori ottimisti o neutrali nelle aree settentrionali, mentre tale percentuale scende all’81% nel Sud e al 77% nel Centro. Inoltre, il settore manifatturiero e i servizi mostrano maggior fiducia nel futuro rispetto al settore commerciale.

Creatività e resilienza

Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha sottolineato che nonostante l’incertezza a livello globale, gli italiani sono abituati a lavorare in modo creativo e ad adattarsi alle nuove sfide. Inoltre, la transizione digitale e la sostenibilità ambientale stanno contribuendo a migliorare la fiducia delle imprese nel futuro. “Tra il 2023 e il 2025, il 41% delle imprese con 5-499 dipendenti prevede di investire nella transizione digitale, mentre il 46% punta sulla transizione verde. Questo spiega perché ci siano più aziende che prevedono un miglioramento del proprio business rispetto a quelle che prevedono un peggioramento (24% contro 18%)”.

La burocrazia e le procedure complesse rappresentano ancora un ostacolo significativo per molte imprese, in particolare per i giovani imprenditori. Il presidente di Unioncamere ha sottolineato la necessità di semplificare queste procedure al fine di agevolare l’uso dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), soprattutto per le imprese gestite da giovani imprenditori, tra cui il 70% ritiene che la burocrazia sia l’ostacolo principale per l’utilizzo di tali risorse.

Le sfide internazionali

A livello internazionale, si osservano notevoli incertezze dovute a dinamiche globali in continua evoluzione. La crescita delle politiche protezionistiche, l’accorciamento delle catene globali del valore e la ricerca di autonomia strategica da parte dei Paesi influenzano il quadro mondiale.
Queste sfide richiedono un’immediata accelerazione degli investimenti e una migliore utilizzazione dei fondi comunitari. Tuttavia, molte imprese lamentano la complessità degli adempimenti burocratici e chiedono supporto ed assistenza per affrontare i cambiamenti.

Contro lo stress al lavoro arriva il manager della felicità

La figura del ‘manager della felicità’ si basa sull’equazione felicità uguale competenza. In un momento in cui trecento milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi mentali derivanti dal lavoro, lavorare per favorire il benessere organizzativo all’interno di un contesto ispirato al modello di organizzazione positiva è importante, ed è quanto pertiene al manager della felicità.
Insomma, prestare molta attenzione al benessere di dipendenti e collaboratori porta felicità in azienda, e ciò favorisce e stimola la produttività.

Al momento sono solo 300 i manager della felicità ufficiali e riconosciuti dall’Italian Institute of Positive Organization. Come Francesca Cafiero, certificata Cho (chief happiness officier), presidente di Nieco, realtà impegnata da oltre 40 anni nello smaltimento rifiuti del centro Italia.

Mettere da parte l’io in favore del gruppo

Preso atto di uno scenario preoccupante, Francesca Cafiero ha stilato una lista di consigli che si rifanno proprio ai pilastri della scienza della felicità, utili a manager e lavoratori.
Spesso si sa, in ogni contesto lavorativo si tende a primeggiare. Mettere al centro ‘l’io’ è l’errore più grande che si possa fare. Alimenta l’invidia, le gelosie, i rancori.

Ragionare in termini di gruppo è, al contrario, la chiave vincente per raggiungere grandi traguardi, perché quando i risultati sono buoni si gioisce insieme, quando lo sono meno si condivide un insuccesso e ci si rialza più facilmente e velocemente.

Non chiedere di eseguire e non limitarsi a eseguire

Abbattere le barriere culturali e di ruolo e favorire una chimica positiva è poi un approccio utile sia ai manager sia ai dipendenti, perché alimenta l’amalgamarsi di un gruppo di lavoro e promuove relazioni interpersonali sane. Di conseguenza, ne beneficiano anche le scelte aziendali.

Non chiedere di eseguire, e non limitarsi a eseguire: i lavoratori non sono automi, hanno sentimenti, ed è importante mettere in mostra le proprie qualità umane. Il compito di un buon manager è proprio quello di valorizzarle al meglio. Solo così è possibile svolgere al meglio i propri compiti e contribuire al raggiungimento dei risultati aziendali.

Disciplina ed empatia

Lavorare fuori orario, chiedere ripetutamente straordinari non pagati, non rispettare i ruoli, lasciare spazio a simpatie e antipatie, non riconoscere i meriti alimenta il caos all’interno di un contesto aziendale.
La disciplina è importante, e devono essere garantiti i diritti di ogni singolo lavoratore.

Spesso in molte aziende, riferisce Adnkronos, non vengono fatti notare errori, o non si riconoscono i meriti di un dipendente, oppure non interessa che un collega sta attraversando un periodo difficile.
Il dialogo, al contrario, è fondamentale, sia dal punto di vista umano sia professionale. Interessarsi della salute di un dipendente o un collega è una buona pratica che rafforza il rapporto tra persone e tra professionisti.

Espositori di design per negozi: crea un’immagine più responsabile per il tuo brand

Se sei proprietario di un negozio e vuoi dare un nuovo slancio alla tua attività, soprattutto per quel che riguarda l’esperienza d’acquisto fisica, individuare dei buoni espositori di design può fare la differenza.

Con l’evoluzione costante nel settore del design di interni per le attività commerciali infatti, gli espositori particolari sono diventati un elemento chiave che consente di creare una brand identity riconoscibile e accattivante.

Vediamo allora di capire quali siano le ultime tendenze nel mondo degli espositori per negozi e le tecniche di comunicazione visiva più efficaci, anche in relazione all’impatto ambientale di queste interessanti soluzioni.

Le nuove tendenze per gli espositori

Le tendenze attuali prevedono spesso l’uso di materiali sostenibili, l’adozione di tecnologie innovative come la realtà aumentata e la realtà virtuale, l’uso di forme geometriche audaci e l’attenzione ai dettagli per creare un’esperienza di acquisto più coinvolgente per i clienti.

In particolare, l’utilizzo di espositori in cartone è diventato sempre più diffuso nel tempo, grazie alla loro versatilità, convenienza economica e possibilità di personalizzazione.

I vantaggi di materiali e tecnologie innovative nell’allestimento di attività commerciali

L’utilizzo di materiali e tecnologie innovative può offrire numerosi vantaggi quando si decide di rivedere l’allestimento degli spazi interni di una attività commerciale.

Ad esempio, l’uso di tecnologie innovative come la realtà aumentata possono creare un’esperienza di acquisto più coinvolgente e per questo apprezzata.

A parte questo, l’uso di materiali sostenibili può aiutare a ridurre l’impatto ambientale del negozio e migliorare la percezione del brand, lasciando percepire ai clienti una impronta più “green”.

Gli espositori in cartone sono particolarmente apprezzati perchè leggeri, facili da trasportare e possono essere facilmente personalizzati in base alle esigenze commerciali del negozio.

Brand identity e scelta dell’espositore giusto

La brand identity è un aspetto fondamentale quando l’obiettivo è quello di creare una attività riconoscibile e di successo.

La scelta dell’espositore giusto può aiutare a comunicare i valori del brand, l’estetica e lo stile unico della boutique. Ad esempio, se il brand cerca di farsi apprezzare per la sua sostenibilità, l’uso di espositori in materiali eco-friendly può aiutare a comunicare tale valore ai clienti.

Tutto dipende dunque dal “cosa” si desidera comunicare: esiste sempre una soluzione adeguata per far arrivare al destinatario il nostro messaggio in maniera efficace.

Le tecniche e strategie più efficaci per lo sviluppo della comunicazione visiva in negozio

La comunicazione visiva è un elemento chiave che consente di creare un’esperienza di acquisto davvero coinvolgente per i clienti.

Alcune delle tecniche e strategie più efficaci fanno ad esempio ricorso all’uso di colori accattivanti, alla scelta di font adatti al brand, l’adozione di una disposizione logica e intuitiva degli espositori e l’uso sapiente di luci per evidenziare i prodotti esposti.

Negli ultimi anni poi, il design minimalista è diventato sempre più apprezzato, grazie alla sua capacità di dar vita ad un ambiente accogliente e moderno in ogni tipo di attività commerciale.

L’uso di linee pulite, forme geometriche e colori neutri può inoltre aiutare a creare un’atmosfera rilassante per i clienti e mettere in risalto i prodotti esposti.

Le diverse opzioni di fissaggio (a parete o a terra)

Esistono diverse possibilità di fissaggio per gli espositori, tra cui quello a parete o a terra. La scelta dipende dalle esigenze specifiche dell’attività commerciale e dalla quantità di spazi a disposizione.

Il fissaggio a parete può essere una scelta ideale per i negozi che presentano spazi limitati, mentre il fissaggio a terra può offrire maggiore stabilità e flessibilità nella distribuzione degli espositori.

Per questo motivo, bisogna ricordare che il fissaggio a terra può comportare l’utilizzo di più spazio all’interno del negozio rispetto quello a parete, dunque in questo senso va considerato anche lo spazio calpestabile a disposizione.

L’impatto ambientale degli espositori

L’impatto ambientale è un tema non secondario da considerare nella scelta degli espositori per il proprio negozio, soprattutto adesso che i clienti sono particolarmente sensibili a questo tema.

Esistono in commercio diverse soluzioni sostenibili, come l’utilizzo di materiali riciclati o biodegradabili, la riduzione degli sprechi e l’adozione di prodotti realizzati con tecniche di produzione a basso impatto ambientale.

La scelta di soluzioni sostenibili non solo migliora l’impatto ambientale del negozio, ma può anche comunicare ai clienti l’impegno del brand per la tutela dell’ambiente.

Conclusioni

La scelta degli espositori di design giusti può dunque fare la differenza tra un negozio di successo ed uno qualunque, anche per quel che riguarda l’offrire un’esperienza di acquisto coinvolgente e accattivante per i clienti.

Per questo motivo, oggi possiamo affermare che l’attenzione all’impatto ambientale degli espositori di design può contribuire a creare e mantenere un’immagine sostenibile e responsabile del brand.

Vasche idromassaggio: il lusso e il benessere a portata di casa

Se stai cercando un modo per rilassarti e prenderti cura del tuo benessere personale senza dover uscire di casa, una vasca idromassaggio potrebbe essere ciò che stai cercando.

Vediamo di seguito di approfondire ogni aspetto legato a questo meraviglioso accessorio ed i benefici per la salute che ne derivano.

Che cos’è una vasca spa idromassaggio?

Una vasca con idromassaggio è un dispositivo che utilizza l’acqua per fornire una piacevole esperienza di massaggio.

Questo tipo di vasca è dotata di bocchette d’erogazione che producono un flusso d’acqua e aria ad alta pressione, che viene usato per massaggiare il corpo.

È una soluzione perfetta per alleviare lo stress, ridurre i dolori muscolari e migliorare la circolazione sanguigna.

Come funzionano le vasche spa idromassaggio?

Le vasche idromassaggio, come accennato, funzionano grazie ad una combinazione di acqua e aria. L’acqua viene pompata nella vasca e viene poi riscaldata a una temperatura piacevole.

Successivamente, l’aria viene miscelata all’acqua attraverso i getti, creando un flusso ad alta pressione che produce un massaggio piacevole e rilassante sul corpo.

Alcune vasche sono dotate di sistemi di controllo avanzati che consentono di regolare la pressione dei getti e la temperatura dell’acqua.

Benefici per la salute e il benessere personale

Le vasche idromassaggio non sono solo un lusso, ma un modo efficace per migliorare la propria salute ed il benessere personale. Ecco di seguito alcuni dei principali benefici che questo eccezionale accessorio è in grado di regalarci.

Diminuzione dello stress

Entrare in una vasca idromassaggio può aiutare a ridurre lo stress e l’ansia. L’acqua calda e i getti ad alta pressione stimolano infatti la produzione di endorfine, sostanze chimiche del corpo che aiutano a ridurre lo stress e migliorare l’umore.

Miglioramento della circolazione sanguigna

L’acqua calda e il massaggio dei getti possono aiutare a migliorare la circolazione sanguigna. Ciò può essere particolarmente utile per coloro che soffrono di problemi legati alla circolazione come le vene varicose o la cellulite.

Diminuzione del dolore muscolare e articolare

La vasca idromassaggio può essere utilizzata per alleviare i dolori muscolari e articolari. I getti d’acqua ad alta pressione possono infatti aiutare a ridurre la tensione muscolare e migliorare la mobilità degli arti.

Tra l’altro, l’acqua calda può aiutare a ridurre il dolore associato all’artrite e ad altri problemi  articolari, dato il suo potere analgesico.

Miglioramento del sonno

Rilassarsi in una vasca idromassaggio prima di andare a letto può aiutare a migliorare la qualità del sonno. Il calore ed il massaggio dei getti d’acqua notoriamente, possono aiutare a rilassare il corpo e la mente, preparandoti per un sonno più profondo e rigenerante.

Cosa considerare quando si sceglie una vasca spa idromassaggio

Ci sono diversi fattori da considerare quando si sceglie una vasca idromassaggio per la propria abitazione. Ecco alcuni dei principali da considerare:

  • Dimensioni:la dimensione della vasca idromassaggio dipende dallo spazio disponibile in casa (o giardino nel caso di piscina jacuzzi da esterno) e dal numero di persone che la utilizzeranno. In commercio ne esistono fino ad 8 posti.
  • Materiali:le vasche idromassaggio possono essere realizzate con diversi materiali, tra cui acrilico e vetroresina. L’acrilico è il materiale più comune, poiché è resistente e facile da pulire.
  • Getti:il numero e la posizione dei getti d’acqua possono variare a seconda del modello della vasca prescelta. Alcuni modelli hanno getti che mirano a specifiche parti del corpo, come la schiena o le gambe.
  • Costi:il costo di una vasca spa idromassaggio varia a seconda delle dimensioni, dei materiali e degli optional.

Come prendersi cura della propria vasca idromassaggio

Per garantire una lunga durata nel tempo alla tua nuova vasca idromassaggio e mantenerla in efficienza, è importante seguire alcune semplici regole. Ecco alcuni consigli utili:

Pulizia

È importante pulire regolarmente la vasca per evitare la formazione di calcare, batteri ed altri germi. Utilizza prodotti specifici per la pulizia della vasca e segui le istruzioni del produttore per non sbagliare.

Cambio dell’acqua

Cambiare regolarmente l’acqua della vasca è importante per ridurre la formazione di batteri. Il periodo di tempo tra un cambio e l’altro dipende dalla frequenza di utilizzo della vasca.

Copertura

Utilizzare una copertura per proteggere la vasca quando non viene utilizzata è una buona idea. La copertura aiuta a mantenere l’acqua pulita e a proteggere la vasca da detriti e agenti atmosferici.

Conclusioni

Sfruttare una vasca idromassaggio è un modo efficace e pratico per prendersi cura della propria salute e del benessere personale senza dover uscire da casa.

Sul mercato sono disponibili diversi modelli, e questi possono essere personalizzate in base alle proprie esigenze.

Non solo benefici per la salute e benessere personale dunque, ma una vera e propria esperienza di lusso e di piacere grazie a questo fantastico accessorio.

Arredo: cauto ottimismo per il 2023

Nel 2023 per le imprese italiane dell’arredo si stima una crescita del +5% (560 miliardi di euro), più contenuta rispetto all’aumento registrato nel 2022 (+12%). Ma le previsioni di lungo periodo porterebbero la produzione a 690 miliardi di euro nel 2027. Secondo il Report sull’arredo per la casa, l’ufficio e gli spazi per la collettività, condotto dall’Area Studi Mediobanca, l’Italia è il secondo esportatore di arredo dell’UE-27 e il quarto nel panorama mondiale, dopo Polonia, Vietnam e Cina.
L’UE-27 costituisce il principale sbocco commerciale, rappresentando il 45,9% delle esportazioni italiane di arredo, seguito dall’Europa non UE (16,4%). Nel ranking mondiale 2022, l’Italia (4,5%), supera la Germania (4,3%) e si colloca al terzo posto per fatturato, dopo Cina (37,1%) e Stati Uniti (13,6%)

Uso consapevole delle risorse

Nel segmento dell’arredo l’Italia è riuscita ad arrivare prima di altri competitor in alcuni mercati in forte sviluppo, divenendo la punta di diamante di un mercato globale che nel 2022 supera 50 miliardi di euro. La salvaguardia dell’ambiente è un tema prioritario nell’agenda del comparto italiano dell’arredo. Le aziende si stanno sempre più orientando su prodotti innovativi, atossici, riciclabili, certificati e smaltibili in sicurezza. Ed è evidente la tendenza verso un allungamento della vita utile del mobilio, oltre a una maggiore disponibilità nell’assistenza after-sale in termini di manutenzione e fornitura di parti di ricambio da parte dei produttori.

Sfide e criticità

Le imprese del comparto hanno in agenda alcune tematiche non procrastinabili, come l’invecchiamento della forza lavoro, combinato alle difficoltà nell’individuare nuovo personale qualificato. Un’altra criticità è rappresentata dalla dipendenza dalle forniture straniere a condizioni economiche meno vantaggiose. Nel 2022 il nostro Paese ha importato più legno a costi più elevati, e nonostante ora i prezzi siano più contenuti, l’adozione di un’adeguata politica forestale che renda l’Italia autonoma nell’approvvigionamento di legname rimane un tema prioritario.
È poi necessario sviluppare il canale delle vendite online, strategico per penetrare soprattutto i mercati esteri. Nel 2022 il valore degli acquisti di arredo tramite e-commerce supera 3,5 miliardi di euro. Un incremento significativo, considerando che nel 2017 il valore era pari a poco meno di un miliardo.

Aspettative e supply chain

Il trend di crescita delle vendite sembra proseguire anche nel 2022, con un aumento del fatturato nominale pari al 18%, più marcato sul mercato estero (+20%), meno su quello interno (+16%).
Nonostante le incertezze dovute al contesto geopolitico e alla spinta inflazionistica, il 57% delle aziende prevede un incremento di fatturato ed esportazioni anche nel 2023, sebbene più contenuto rispetto ai due anni precedenti. Per fronteggiare i rischi di rottura delle catene di fornitura, il 58,3% ha in agenda l’aumento o la diversificazione dei fornitori la loro prossimità nazionale (41,7%) o addirittura locale (37,5%). Tra gli asset ritenuti strategici per lo sviluppo futuro, il capitale umano rappresenta l’elemento centrale su cui focalizzare i maggiori sforzi (23,7%), seguito dai patrimoni tecnico e conoscitivo (19,6%), finanziario (19%), e dal capitale organizzativo (18,1%).

Settimana corta? Gli italiani sono i più grandi fan

I dipendenti italiani sono in testa al gruppo di “fan” globali della settimana lavorativa di quattro giorni. Allo stesso modo, i nostri connazionali – insieme a tutti gli altri dipendenti – vorrebbero mantenere un lavoro flessibile senza limitare le prospettive di carriera. Questa è la conclusione a cui è giunto uno studio condotto da Unispace, società globale specializzata nella progettazione degli ambienti di lavoro. Il rapporto intitolato “Returning for Good: Tendenze globali del luogo di lavoro” ha combinato i risultati di un sondaggio condotto su 9.500 dipendenti e 6.650 datori di lavoro in 17 Paesi in tutto il mondo.

Due terzi degli italiani la vuole

Secondo lo studio, la settimana lavorativa di quattro giorni è particolarmente ambita in Italia, più che in qualsiasi altro Paese. Quasi due terzi (62%) dei nostri connazionali sarebbero disposti a recarsi in ufficio ogni giorno se fosse adottata la settimana corta. Anche il 43% dei datori di lavoro sarebbe disposto a implementare questo cambiamento, a condizione che i dipendenti si recassero quotidianamente in sede. 

Meno occasioni di carriera nel modello ibrido?

Il timore è che questa formula possa limitare le opportunità di carriera per coloro che lavorano in un modello ibrido. Circa tre quarti (71%) dei dipendenti intervistati pensa che le possibilità di promozione, aumento salariale o bonus siano più difficili per coloro che non lavorano in presenza. Anche il 79% delle aziende concorda con questa opinione.

Hot-desking per il 40% della forza lavoro

Lo studio evidenzia anche che il 40% della forza lavoro italiana opera attualmente in modalità hot-desking. Tuttavia, l’84% di questi sarebbe più incline ad aumentare il tempo trascorso in ufficio se fosse loro assegnata una postazione fissa. Questo cambiamento potrebbe rappresentare una sfida per i datori di lavoro, poiché le aziende italiane hanno ridotto la dimensione dei propri uffici (del 36% rispetto alla media mondiale del 10%) negli ultimi due anni. 

Spazio privato? Sì grazie

Nonostante i professionisti italiani trascorrano più tempo in ufficio rispetto alla media mondiale (60% rispetto al 50% a livello globale), un quarto degli intervistati ha lamentato la mancanza di uno spazio privato. Poco più della metà (51%) ha dichiarato di non riuscire a svolgere il proprio lavoro in modo efficace in ufficio a causa delle distrazioni e delle numerose riunioni. Ciò suggerisce che i dipendenti stiano cercando un equilibrio tra vita lavorativa e professionale. Tuttavia, se non vengono affrontati i problemi relativi al lavoro in ufficio, è probabile che la richiesta di un modello di lavoro ibrido continui a esistere.