Vacanze: come prenotarle online in tutta sicurezza?

Internet oggi è il mezzo più utilizzato per prenotare soggiorni, hotel, treni e aerei, ma allo stesso tempo rappresenta anche una ghiotta opportunità per gli hacker estivi. In questo periodo dell’anno si assiste infatti a un forte aumento delle prenotazioni di viaggi online, e i criminali informatici sono particolarmente abili a creare offerte irresistibili. Singoli criminali o vere e proprie organizzazioni rubano i dati delle carte di credito o i risparmi messi da parte per le partenze estive. In ogni caso, dopo un anno di lavoro finalmente è arrivato il momento di partire per le ferie. Ma come contrastare le minacce informatiche e difendersi da truffe e furti di dati? Basta seguire i 10 consigli redatti da Cisco.

Diffidare delle offerte troppo convenienti e dei siti sconosciuti

Anzitutto, siate sospettosi: prendetevi tempo per fare qualche ricerca prima di procedere all’acquisto. L’azienda è affidabile? Sul sito ci sono errori di ortografia? Esistono recensioni? Fate attenzione anche a messaggi inaspettati o a offerte troppo vantaggiose, controllate bene l’URL del sito, e ricordate che se un’offerta è troppo vantaggiosa, molto probabilmente è falsa. Quanto agli acquisti online, come, ad esempio, un nuovo costume prima di partire, la crema solare, o un regalo per i parenti che non vediamo da tempo, prestare sempre attenzione ai siti per lo shopping, affidandosi a quelli più conosciuti. Stare poi alla larga dai domini di primo livello con estensione bid, top, e trade.

Meglio pagare con la carta di credito

In questo periodo, poi, attenzione a carte regalo e buoni sconto, i metodi preferiti dagli hacker per spingere a cliccare su un link malevolo. Ma quale metodo di pagamento usare? È sempre preferibile la carta di credito, che offre spesso maggiore protezione in caso di frode, o servizi quali Apple Pay, Google Pay, PayPal o Satispay, che permettono di usare un token al posto del numero di carta di credito. In ogni caso, ricordarsi di impostare gli alert sul conto bancario. Quanto allo smartworking estivo, la maggior parte delle aziende fornisce policy chiare su come comportarsi. Utilizzare una VPN, l’accesso multi-factor e gli account aziendali per le comunicazioni di lavoro sono alla base di un comportamento sicuro.

Il lavoro da remoto estivo

Per inviare comunicazioni, file e interagire con colleghi, partner e clienti sfruttate quindi gli strumenti di collaboration messi a disposizione dall’azienda. Non utilizzate le reti pubbliche, e controllate che i vostri dispositivi e le app siano sempre aggiornate. Il recente Cybersecurity Readiness Index, il report Cisco che mostra la preparazione e la resilienza delle aziende nei confronti della criminalità informatica, ha rivelato che solo il 7% delle aziende italiane è in grado di difendersi dalle minacce informatiche. Il report segnala anche che il 75% degli intervistati si aspetta nei prossimi 12-24 mesi un’interruzione della propria attività a causa di un attacco, mentre il 31% ne ha subito uno nel corso dell’ultimo anno.

Moda on line: comprano soprattutto le donne, via mobile e nel tempo libero

Il settore dell’e-commerce della moda continua a mostrare una crescita significativa, con le vendite di capi di abbigliamento in costante aumento. Nel 2022, gli utenti hanno dimostrato una preferenza per l’utilizzo dei dispositivi mobili per gli acquisti online, confermando una tendenza già iniziata nei precedenti anni. La maggior parte degli utenti predilige acquistare capi di abbigliamento formale, soprattutto nel settore del fast fashion, il quale ha visto una notevole crescita del traffico online, ma allo stesso tempo ha registrato alti tassi di abbandono del carrello durante il processo di acquisto.

Il comparto fashion? Tra i più dinamici al mondo

Casey Turnbull, autrice dello studio realizzato da SaleCycle, ha evidenziato che il settore e-commerce della moda è uno dei più dinamici al mondo, poiché si adatta rapidamente alle stagioni, ai cambiamenti nel comportamento degli utenti e all’evoluzione tecnologica.

Vendite on line, picco a gennaio

L’aumento delle vendite online ha raggiunto il picco nel mese di gennaio, in particolare a causa dell’effetto del Black Friday registrato nel novembre precedente. Il mobile shopping ha continuato a crescere notevolmente, con un aumento delle vendite del 41% dal 2020 e del 2,45% dal 2021. Tuttavia, l’Europa ha registrato un elevato tasso di abbandono del carrello, arrivando all’83,48%. Gli abiti da donna sono stati gli articoli più acquistati nel 2022, seguiti da t-shirt, jeans e maglioni. Il fast fashion è emerso come il settore che ha registrato più acquisti da parte dei consumatori, soprattutto in Europa.

Domenica ore 21: le coordinate dello shopping 

Il momento preferito dagli utenti per gli acquisti online è il loro tempo libero, con una maggioranza di vendite registrate la domenica (16,22%) e soprattutto alle ore 21:00, quando l’impulso di acquistare è più elevato. Il mobile shopping è diventato sempre più popolare, generando quasi il 72% delle vendite totali, a scapito dello shopping da desktop, che rappresenta solo il 28% delle vendite online. I consumatori apprezzano la facilità d’acquisto e l’esperienza utente ottimizzata offerta dai dispositivi mobili, inclusi metodi di pagamento mobile-friendly come ApplePay.

Perchè si abbandona il carrello?

Tuttavia, nel settore dell’e-commerce della moda, i tassi di abbandono del carrello sono elevati, soprattutto da dispositivi mobili (85,55%) e nel settore del lusso. Le ragioni includono costi imprevisti, spese di spedizione o tasse aggiuntive, preoccupazioni sulla sicurezza dei siti web, indecisione durante la navigazione, informazioni insufficienti o recensioni del prodotto.

Espositori di design per negozi: crea un’immagine più responsabile per il tuo brand

Se sei proprietario di un negozio e vuoi dare un nuovo slancio alla tua attività, soprattutto per quel che riguarda l’esperienza d’acquisto fisica, individuare dei buoni espositori di design può fare la differenza.

Con l’evoluzione costante nel settore del design di interni per le attività commerciali infatti, gli espositori particolari sono diventati un elemento chiave che consente di creare una brand identity riconoscibile e accattivante.

Vediamo allora di capire quali siano le ultime tendenze nel mondo degli espositori per negozi e le tecniche di comunicazione visiva più efficaci, anche in relazione all’impatto ambientale di queste interessanti soluzioni.

Le nuove tendenze per gli espositori

Le tendenze attuali prevedono spesso l’uso di materiali sostenibili, l’adozione di tecnologie innovative come la realtà aumentata e la realtà virtuale, l’uso di forme geometriche audaci e l’attenzione ai dettagli per creare un’esperienza di acquisto più coinvolgente per i clienti.

In particolare, l’utilizzo di espositori in cartone è diventato sempre più diffuso nel tempo, grazie alla loro versatilità, convenienza economica e possibilità di personalizzazione.

I vantaggi di materiali e tecnologie innovative nell’allestimento di attività commerciali

L’utilizzo di materiali e tecnologie innovative può offrire numerosi vantaggi quando si decide di rivedere l’allestimento degli spazi interni di una attività commerciale.

Ad esempio, l’uso di tecnologie innovative come la realtà aumentata possono creare un’esperienza di acquisto più coinvolgente e per questo apprezzata.

A parte questo, l’uso di materiali sostenibili può aiutare a ridurre l’impatto ambientale del negozio e migliorare la percezione del brand, lasciando percepire ai clienti una impronta più “green”.

Gli espositori in cartone sono particolarmente apprezzati perchè leggeri, facili da trasportare e possono essere facilmente personalizzati in base alle esigenze commerciali del negozio.

Brand identity e scelta dell’espositore giusto

La brand identity è un aspetto fondamentale quando l’obiettivo è quello di creare una attività riconoscibile e di successo.

La scelta dell’espositore giusto può aiutare a comunicare i valori del brand, l’estetica e lo stile unico della boutique. Ad esempio, se il brand cerca di farsi apprezzare per la sua sostenibilità, l’uso di espositori in materiali eco-friendly può aiutare a comunicare tale valore ai clienti.

Tutto dipende dunque dal “cosa” si desidera comunicare: esiste sempre una soluzione adeguata per far arrivare al destinatario il nostro messaggio in maniera efficace.

Le tecniche e strategie più efficaci per lo sviluppo della comunicazione visiva in negozio

La comunicazione visiva è un elemento chiave che consente di creare un’esperienza di acquisto davvero coinvolgente per i clienti.

Alcune delle tecniche e strategie più efficaci fanno ad esempio ricorso all’uso di colori accattivanti, alla scelta di font adatti al brand, l’adozione di una disposizione logica e intuitiva degli espositori e l’uso sapiente di luci per evidenziare i prodotti esposti.

Negli ultimi anni poi, il design minimalista è diventato sempre più apprezzato, grazie alla sua capacità di dar vita ad un ambiente accogliente e moderno in ogni tipo di attività commerciale.

L’uso di linee pulite, forme geometriche e colori neutri può inoltre aiutare a creare un’atmosfera rilassante per i clienti e mettere in risalto i prodotti esposti.

Le diverse opzioni di fissaggio (a parete o a terra)

Esistono diverse possibilità di fissaggio per gli espositori, tra cui quello a parete o a terra. La scelta dipende dalle esigenze specifiche dell’attività commerciale e dalla quantità di spazi a disposizione.

Il fissaggio a parete può essere una scelta ideale per i negozi che presentano spazi limitati, mentre il fissaggio a terra può offrire maggiore stabilità e flessibilità nella distribuzione degli espositori.

Per questo motivo, bisogna ricordare che il fissaggio a terra può comportare l’utilizzo di più spazio all’interno del negozio rispetto quello a parete, dunque in questo senso va considerato anche lo spazio calpestabile a disposizione.

L’impatto ambientale degli espositori

L’impatto ambientale è un tema non secondario da considerare nella scelta degli espositori per il proprio negozio, soprattutto adesso che i clienti sono particolarmente sensibili a questo tema.

Esistono in commercio diverse soluzioni sostenibili, come l’utilizzo di materiali riciclati o biodegradabili, la riduzione degli sprechi e l’adozione di prodotti realizzati con tecniche di produzione a basso impatto ambientale.

La scelta di soluzioni sostenibili non solo migliora l’impatto ambientale del negozio, ma può anche comunicare ai clienti l’impegno del brand per la tutela dell’ambiente.

Conclusioni

La scelta degli espositori di design giusti può dunque fare la differenza tra un negozio di successo ed uno qualunque, anche per quel che riguarda l’offrire un’esperienza di acquisto coinvolgente e accattivante per i clienti.

Per questo motivo, oggi possiamo affermare che l’attenzione all’impatto ambientale degli espositori di design può contribuire a creare e mantenere un’immagine sostenibile e responsabile del brand.

Deinfluencing: come ridurre l’acquisto compulsivo tra i più giovani

Cos’è il deinfluencing? Se l’influencing consiglia gli utenti dei social determinati acquisti, il deinfluencing si sta affermando come il fenomeno contrario. Gli obiettivi di questa nuova tendenza sono due: ridurre la sovraesposizione ai social media e contrastare l’iperconsumismo.
Nella maggior parte dei casi, il fine degli influencer non è infatti tanto far acquistare agli utenti i beni di cui questi hanno bisogno, quanto far nascere il desiderio di comprare altri beni. Questo perché gli influencer guadagnano promuovendo i brand: più utenti acquistano dal link associato all’influencer (link referral), più aumenta il loro guadagno. Questo link consente un tracciamento preciso del numero di acquisti promossi e portati a termine da ciascun profilo. Le ragioni che animano il deinfluencing, al contrario, sono di tipo etico e puntano a ottenere risultati anche nel campo ambientale.

Cosa spinge all’acquisto di beni superflui?

I social media sono pieni di contenuti pensati per spingere all’acquisto di beni di consumo, nel campo della cosmesi o dell’abbigliamento, ma non solo.
Sono diverse le dinamiche utilizzate sui social per spingere ad acquistare beni superflui. L’utente che guarda il contenuto può avvertire il desiderio di sentirsi parte di un gruppo identificato dallo stile utilizzato e da determinate scelte di consumo.
Poi, c’è ‘l’effetto dopamina’: quel senso di appagamento che prova il consumatore quando compra qualcosa di nuovo. La dopamina è un neurotrasmettitore, ed entra in gioco in ogni acquisto, anche in quelli offline. Sui social questo è effetto è amplificato dal contesto in cui viene fruito il contenuto: all’appagamento dell’acquisto si aggiunge la bravura dell’influencer nell’orientare all’acquisto e il desiderio dell’utente/acquirente di ostentare i propri beni a una platea molto più ampia di quella offline.

Un appagamento effimero, ma pericoloso

Lo stesso effetto viene generato dall’arrivo di nuove notifiche. Spesso gli utenti social si augurano di trovare nuovi ‘mi piace’ ai propri post per provare quel senso di soddisfazione.
Si tratta, tuttavia, di un appagamento effimero. Proprio questa caratteristica fa entrare l’utente in un circolo vizioso, che rischia di tenerlo con gli occhi sullo smartphone per ore alla ricerca di ripetute, ma brevi soddisfazioni. In definitiva, i social rappresentano l’ambiente ideale per stimolare l’acquisto di nuovi beni, non sempre realizzati da brand attenti al rispetto dell’ambiente. Lo scopo del deinfluencing è spegnere l’istinto di shopping compulsivo, riducendo quindi i ritmi frenetici della produzione che provocano un carbon footprint elevatissimo, come spiega nonsoloambiente.it.

Come spegnere l’istinto dello shopping compulsivo?

Il fenomeno del deinfluencing ha dato forma all’iniziativa #NoNewClothes che ha l’obiettivo di incentivare il riutilizzo dei capi d’abbigliamento. Nel tempo l’hashtag è diventato una challenge atipica: gli utenti mostrano sé stessi mentre acquistano prodotti di seconda mano o prodotti da aziende virtuoso che producono i propri capi in maniera sostenibile. A questa iniziativa partecipano anche alcuni piccoli produttori e associazioni attive nel campo ESG.
Il fenomeno del deinfluencing. riporta Adnkronos, non è ancora decollato, perché contrastato dall’attività dell’influencing, di gran lunga dominante sui social, ma potrebbe diventare un punto di riferimento in un mondo sempre più attento alla sostenibilità.

Vacanze: quasi 1 milione di truffati nell’ultimo anno 

L’allarme arriva dall’indagine condotta per conto di Facile.it dall’istituto di ricerca EMG Different: nell’ultimo anno quasi un milione di italiani è stato vittima di una truffa o un tentativo di frode durante la prenotazione delle vacanze. Chi è caduto in trappola ha perso, in media, 314 euro, nel 28% dei casi mai recuperati, per un valore complessivo stimato che sfiora i 100 milioni di euro. Il rischio più frequente di truffa riguarda la ‘casa vacanza fantasma’, ma sono 276.000 anche coloro che arrivati sul luogo di villeggiatura hanno trovato una sistemazione completamente diversa da quella pubblicizzata. Ee 125.000 hanno trovato la casa o la camera già occupata.

Le truffe più comuni

La truffa più comune è appunto quella della prenotazione di una struttura inesistente. Se circa 330.000 viaggiatori si sono accorti dell’imbroglio prima della partenza, oltre 133.000 lo hanno scoperto dopo aver pagato, e 55.000 solo una volta arrivati a destinazione. Quanto alla struttura già occupata da altri, il 27% dei viaggiatori truffati se ne è andato senza pagare, la stessa percentuale ha preteso un cambio di sistemazione, il 23% ha ottenuto uno sconto sul prezzo concordato, ma il 21% non ha ottenuto nulla, e l’11% è stato costretto a procedere per vie legali. Quasi due italiani su tre (65%), nonostante la truffa o il tentativo di truffa, hanno però deciso di non denunciare l’accaduto alle autorità competenti.

Strutture e canali di prenotazione più a rischio

Truffe o tentativi di truffa non riguardano solo case vacanza (36%) o B&B (35%), ma anche hotel (21%) e villaggi turistici (11%). Nel 47% dei casi la vittima ha trovato la struttura tramite un portale di prenotazioni online, mentre per il 21% l’annuncio è stato pubblicato su un social network.
Quasi 170.000 persone, poi, hanno visto l’annuncio truffaldino su un portale immobiliare, o un sito di annunci. Ma non manca chi è caduto in trappola con un semplice cartello ‘affittasi’ (circa 50.000), e l’11% è stato vittima di una truffa, o un tentativo di frode, nonostante avesse prenotato tramite un’agenzia di viaggi o immobiliare.

Meglio l’assicurazione

Per tutelare i viaggiatori alcune compagnie assicurative rendono disponibili  assicurazioni specifiche, che intervengono rimborsando le somme di denaro perse, sia in presenza di una truffa vera e propria sia se l’immobile non è conforme alla descrizione fornita nell’annuncio.
In questo caso, la copertura è garantita solo se la difformità è significativa, e tale da precludere parzialmente il normale uso dell’abitazione. Difformità di poco conto, come ad esempio un immobile più piccolo di quanto dichiarato o più distante dai servizi principali, potrebbero non essere coperte. In caso di difformità, il rimborso è ottenibile solo se si rinuncia completamente all’utilizzo dell’immobile affittato. Attenzione però a scoperti, franchigie, massimali ed esclusioni: la polizza casa vacanza è valida solo in presenza di un regolare contratto di locazione firmato, e se il pagamento è tracciabile.

Quando i pet feeder smart violano la privacy e rubano i dati personali

Grazie alla connessione a Internet anche i distributori di cibo per animali diventano sempre più ‘smart’, ma presentano rischi per la privacy e potenziali furti di dati. I ricercatori di Kaspersky hanno analizzato diversi pet feeder smart scoprendo alcune vulnerabilità che permettono agli aggressori di spiare segretamente le proprie vittime, rubare dati, come le registrazioni di telecamera e microfono, accedere ad altri dispositivi connessi alla stessa rete e avere il pieno controllo del dispositivo.
I pet feeder distribuiscono infatti il cibo seguendo un programma, e consentono di monitorare e comunicare a distanza grazie a strumenti come microfoni, altoparlanti e telecamere. Controllati attraverso un’app, questi dispositivi sono semplici da gestire e aggiornare. Ma occhio alla privacy.

Uno strumento di sorveglianza in mano ai cybercriminali

Kaspersky ha analizzato la sicurezza di un popolare dispositivo smart di cibo per animali, disponibile nei negozi online, rivelando alcuni importanti problemi, incluso l’utilizzo di credenziali hard-coded e un processo di aggiornamento del firmware non sicuro. Queste vulnerabilità, se sfruttate da remoto, permettono l’esecuzione di codici, la modifica delle impostazioni del dispositivo e il furto di informazioni sensibili, come i feed video inviati al server in cloud.
Simili criticità trasformano il pet feeder in uno strumento di sorveglianza che può compromettere la privacy e la sicurezza dell’utente. Il distributore smart di cibo preso in esame è anche accessibile attraverso gli assistenti vocali, consentendo il controllo del dispositivo attraverso comandi vocali. Tuttavia, c’è una falla di sicurezza nella configurazione.

Vulnerabilità sfruttate per attaccare i dispositivi connessi

Nome utente e password del broker MQTT sono infatti codificati nel file eseguibile, risultando identici per tutti i dispositivi dello stesso modello. Questa vulnerabilità rappresenta un rischio importante: un aggressore, ottenendo il controllo del dispositivo, può sfruttarlo per sferrare ulteriori attacchi ai dispositivi connessi alla stessa rete. Una volta compromesso, il cyber criminale può interferire e modificare i comandi, assumendo, potenzialmente, il pieno controllo del dispositivo. Inoltre, la violazione dei programmi di somministrazione del cibo potrebbe mettere in pericolo la salute dell’animale e incrementare l’impegno, sia finanziario sia emotivo, da parte del proprietario.

Come difendersi dai rischi di un ecosistema sempre più interconnesso

“Man mano che le nostre vite si intrecciano con i dispositivi smart, gli aggressori colgono l’opportunità di sfruttare gli anelli più deboli del nostro ecosistema interconnesso – dichiara Roland Sako, Security Expert di Kaspersky -. È fondamentale riconoscere i potenziali rischi rappresentati da dispositivi inaspettati ed essere sempre attenti. Restando informati, mettendo in atto abitudini corrette di cybersicurezza, e promuovendo una responsabilità collettiva, possiamo contrastare i progressi degli aggressori e preservare l’integrità del nostro mondo”. 

Vasche idromassaggio: il lusso e il benessere a portata di casa

Se stai cercando un modo per rilassarti e prenderti cura del tuo benessere personale senza dover uscire di casa, una vasca idromassaggio potrebbe essere ciò che stai cercando.

Vediamo di seguito di approfondire ogni aspetto legato a questo meraviglioso accessorio ed i benefici per la salute che ne derivano.

Che cos’è una vasca spa idromassaggio?

Una vasca con idromassaggio è un dispositivo che utilizza l’acqua per fornire una piacevole esperienza di massaggio.

Questo tipo di vasca è dotata di bocchette d’erogazione che producono un flusso d’acqua e aria ad alta pressione, che viene usato per massaggiare il corpo.

È una soluzione perfetta per alleviare lo stress, ridurre i dolori muscolari e migliorare la circolazione sanguigna.

Come funzionano le vasche spa idromassaggio?

Le vasche idromassaggio, come accennato, funzionano grazie ad una combinazione di acqua e aria. L’acqua viene pompata nella vasca e viene poi riscaldata a una temperatura piacevole.

Successivamente, l’aria viene miscelata all’acqua attraverso i getti, creando un flusso ad alta pressione che produce un massaggio piacevole e rilassante sul corpo.

Alcune vasche sono dotate di sistemi di controllo avanzati che consentono di regolare la pressione dei getti e la temperatura dell’acqua.

Benefici per la salute e il benessere personale

Le vasche idromassaggio non sono solo un lusso, ma un modo efficace per migliorare la propria salute ed il benessere personale. Ecco di seguito alcuni dei principali benefici che questo eccezionale accessorio è in grado di regalarci.

Diminuzione dello stress

Entrare in una vasca idromassaggio può aiutare a ridurre lo stress e l’ansia. L’acqua calda e i getti ad alta pressione stimolano infatti la produzione di endorfine, sostanze chimiche del corpo che aiutano a ridurre lo stress e migliorare l’umore.

Miglioramento della circolazione sanguigna

L’acqua calda e il massaggio dei getti possono aiutare a migliorare la circolazione sanguigna. Ciò può essere particolarmente utile per coloro che soffrono di problemi legati alla circolazione come le vene varicose o la cellulite.

Diminuzione del dolore muscolare e articolare

La vasca idromassaggio può essere utilizzata per alleviare i dolori muscolari e articolari. I getti d’acqua ad alta pressione possono infatti aiutare a ridurre la tensione muscolare e migliorare la mobilità degli arti.

Tra l’altro, l’acqua calda può aiutare a ridurre il dolore associato all’artrite e ad altri problemi  articolari, dato il suo potere analgesico.

Miglioramento del sonno

Rilassarsi in una vasca idromassaggio prima di andare a letto può aiutare a migliorare la qualità del sonno. Il calore ed il massaggio dei getti d’acqua notoriamente, possono aiutare a rilassare il corpo e la mente, preparandoti per un sonno più profondo e rigenerante.

Cosa considerare quando si sceglie una vasca spa idromassaggio

Ci sono diversi fattori da considerare quando si sceglie una vasca idromassaggio per la propria abitazione. Ecco alcuni dei principali da considerare:

  • Dimensioni:la dimensione della vasca idromassaggio dipende dallo spazio disponibile in casa (o giardino nel caso di piscina jacuzzi da esterno) e dal numero di persone che la utilizzeranno. In commercio ne esistono fino ad 8 posti.
  • Materiali:le vasche idromassaggio possono essere realizzate con diversi materiali, tra cui acrilico e vetroresina. L’acrilico è il materiale più comune, poiché è resistente e facile da pulire.
  • Getti:il numero e la posizione dei getti d’acqua possono variare a seconda del modello della vasca prescelta. Alcuni modelli hanno getti che mirano a specifiche parti del corpo, come la schiena o le gambe.
  • Costi:il costo di una vasca spa idromassaggio varia a seconda delle dimensioni, dei materiali e degli optional.

Come prendersi cura della propria vasca idromassaggio

Per garantire una lunga durata nel tempo alla tua nuova vasca idromassaggio e mantenerla in efficienza, è importante seguire alcune semplici regole. Ecco alcuni consigli utili:

Pulizia

È importante pulire regolarmente la vasca per evitare la formazione di calcare, batteri ed altri germi. Utilizza prodotti specifici per la pulizia della vasca e segui le istruzioni del produttore per non sbagliare.

Cambio dell’acqua

Cambiare regolarmente l’acqua della vasca è importante per ridurre la formazione di batteri. Il periodo di tempo tra un cambio e l’altro dipende dalla frequenza di utilizzo della vasca.

Copertura

Utilizzare una copertura per proteggere la vasca quando non viene utilizzata è una buona idea. La copertura aiuta a mantenere l’acqua pulita e a proteggere la vasca da detriti e agenti atmosferici.

Conclusioni

Sfruttare una vasca idromassaggio è un modo efficace e pratico per prendersi cura della propria salute e del benessere personale senza dover uscire da casa.

Sul mercato sono disponibili diversi modelli, e questi possono essere personalizzate in base alle proprie esigenze.

Non solo benefici per la salute e benessere personale dunque, ma una vera e propria esperienza di lusso e di piacere grazie a questo fantastico accessorio.

Arredo: cauto ottimismo per il 2023

Nel 2023 per le imprese italiane dell’arredo si stima una crescita del +5% (560 miliardi di euro), più contenuta rispetto all’aumento registrato nel 2022 (+12%). Ma le previsioni di lungo periodo porterebbero la produzione a 690 miliardi di euro nel 2027. Secondo il Report sull’arredo per la casa, l’ufficio e gli spazi per la collettività, condotto dall’Area Studi Mediobanca, l’Italia è il secondo esportatore di arredo dell’UE-27 e il quarto nel panorama mondiale, dopo Polonia, Vietnam e Cina.
L’UE-27 costituisce il principale sbocco commerciale, rappresentando il 45,9% delle esportazioni italiane di arredo, seguito dall’Europa non UE (16,4%). Nel ranking mondiale 2022, l’Italia (4,5%), supera la Germania (4,3%) e si colloca al terzo posto per fatturato, dopo Cina (37,1%) e Stati Uniti (13,6%)

Uso consapevole delle risorse

Nel segmento dell’arredo l’Italia è riuscita ad arrivare prima di altri competitor in alcuni mercati in forte sviluppo, divenendo la punta di diamante di un mercato globale che nel 2022 supera 50 miliardi di euro. La salvaguardia dell’ambiente è un tema prioritario nell’agenda del comparto italiano dell’arredo. Le aziende si stanno sempre più orientando su prodotti innovativi, atossici, riciclabili, certificati e smaltibili in sicurezza. Ed è evidente la tendenza verso un allungamento della vita utile del mobilio, oltre a una maggiore disponibilità nell’assistenza after-sale in termini di manutenzione e fornitura di parti di ricambio da parte dei produttori.

Sfide e criticità

Le imprese del comparto hanno in agenda alcune tematiche non procrastinabili, come l’invecchiamento della forza lavoro, combinato alle difficoltà nell’individuare nuovo personale qualificato. Un’altra criticità è rappresentata dalla dipendenza dalle forniture straniere a condizioni economiche meno vantaggiose. Nel 2022 il nostro Paese ha importato più legno a costi più elevati, e nonostante ora i prezzi siano più contenuti, l’adozione di un’adeguata politica forestale che renda l’Italia autonoma nell’approvvigionamento di legname rimane un tema prioritario.
È poi necessario sviluppare il canale delle vendite online, strategico per penetrare soprattutto i mercati esteri. Nel 2022 il valore degli acquisti di arredo tramite e-commerce supera 3,5 miliardi di euro. Un incremento significativo, considerando che nel 2017 il valore era pari a poco meno di un miliardo.

Aspettative e supply chain

Il trend di crescita delle vendite sembra proseguire anche nel 2022, con un aumento del fatturato nominale pari al 18%, più marcato sul mercato estero (+20%), meno su quello interno (+16%).
Nonostante le incertezze dovute al contesto geopolitico e alla spinta inflazionistica, il 57% delle aziende prevede un incremento di fatturato ed esportazioni anche nel 2023, sebbene più contenuto rispetto ai due anni precedenti. Per fronteggiare i rischi di rottura delle catene di fornitura, il 58,3% ha in agenda l’aumento o la diversificazione dei fornitori la loro prossimità nazionale (41,7%) o addirittura locale (37,5%). Tra gli asset ritenuti strategici per lo sviluppo futuro, il capitale umano rappresenta l’elemento centrale su cui focalizzare i maggiori sforzi (23,7%), seguito dai patrimoni tecnico e conoscitivo (19,6%), finanziario (19%), e dal capitale organizzativo (18,1%).

Settimana corta? Gli italiani sono i più grandi fan

I dipendenti italiani sono in testa al gruppo di “fan” globali della settimana lavorativa di quattro giorni. Allo stesso modo, i nostri connazionali – insieme a tutti gli altri dipendenti – vorrebbero mantenere un lavoro flessibile senza limitare le prospettive di carriera. Questa è la conclusione a cui è giunto uno studio condotto da Unispace, società globale specializzata nella progettazione degli ambienti di lavoro. Il rapporto intitolato “Returning for Good: Tendenze globali del luogo di lavoro” ha combinato i risultati di un sondaggio condotto su 9.500 dipendenti e 6.650 datori di lavoro in 17 Paesi in tutto il mondo.

Due terzi degli italiani la vuole

Secondo lo studio, la settimana lavorativa di quattro giorni è particolarmente ambita in Italia, più che in qualsiasi altro Paese. Quasi due terzi (62%) dei nostri connazionali sarebbero disposti a recarsi in ufficio ogni giorno se fosse adottata la settimana corta. Anche il 43% dei datori di lavoro sarebbe disposto a implementare questo cambiamento, a condizione che i dipendenti si recassero quotidianamente in sede. 

Meno occasioni di carriera nel modello ibrido?

Il timore è che questa formula possa limitare le opportunità di carriera per coloro che lavorano in un modello ibrido. Circa tre quarti (71%) dei dipendenti intervistati pensa che le possibilità di promozione, aumento salariale o bonus siano più difficili per coloro che non lavorano in presenza. Anche il 79% delle aziende concorda con questa opinione.

Hot-desking per il 40% della forza lavoro

Lo studio evidenzia anche che il 40% della forza lavoro italiana opera attualmente in modalità hot-desking. Tuttavia, l’84% di questi sarebbe più incline ad aumentare il tempo trascorso in ufficio se fosse loro assegnata una postazione fissa. Questo cambiamento potrebbe rappresentare una sfida per i datori di lavoro, poiché le aziende italiane hanno ridotto la dimensione dei propri uffici (del 36% rispetto alla media mondiale del 10%) negli ultimi due anni. 

Spazio privato? Sì grazie

Nonostante i professionisti italiani trascorrano più tempo in ufficio rispetto alla media mondiale (60% rispetto al 50% a livello globale), un quarto degli intervistati ha lamentato la mancanza di uno spazio privato. Poco più della metà (51%) ha dichiarato di non riuscire a svolgere il proprio lavoro in modo efficace in ufficio a causa delle distrazioni e delle numerose riunioni. Ciò suggerisce che i dipendenti stiano cercando un equilibrio tra vita lavorativa e professionale. Tuttavia, se non vengono affrontati i problemi relativi al lavoro in ufficio, è probabile che la richiesta di un modello di lavoro ibrido continui a esistere. 

Troppe ore davanti allo schermo, ed è boom dei disturbi del sonno nei ragazzi

È quanto rileva uno studio condotto dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù insieme all’Università Sapienza e a quella di Tor Vergata di Roma: i lockdown e la Dad hanno aumentato drasticamente l’esposizione ai dispositivi elettronici nei minori, comportando un forte incremento dei disturbi del sonno. Secondo lo studio, “rispetto al periodo pre-pandemia l’aumento del tempo trascorso davanti a uno schermo ha riguardato complessivamente il 68,7% dei bambini e dei ragazzi. Nello specifico – riporta la ricerca – il tempo di esposizione è più che triplicato per motivi scolastici, da poco meno di un’ora al giorno a tre ore e mezza, e ha riguardato il 72% di bambini e ragazzi. Mentre per uso ricreativo l’uso è quasi raddoppiato, da un’ora e tre quarti a tre ore, e ha riguardato il 49,7% dei soggetti”.

Più bambini esposti ai dispositivi nelle ore serali

“Considerando solo le ore serali, dopo le 18, l’aumento del tempo di esposizione ai dispositivi è stato osservato nel 30% del campione, pari a 325 bambini – si legge nella ricerca -. Si è passati da appena il 13,7% di bambini e ragazzi che trascorrevano più di due ore davanti agli schermi prima del Covid al 29,1%, più del doppio. Un dato particolarmente significativo, visto che i fattori maggiormente associati al rischio di insorgenza di disturbo del sonno sono proprio quelli relativi al tempo passato davanti a uno schermo nelle ore serali”.

Un minore su tre dorme male

Per valutare la presenza o meno dei disturbi del sonno, è stato utilizzato lo Sleep Disturbance Scale for Children, un apposito questionario per valutare le abitudini riguardanti il sonno nei bambini e negli adolescenti. Le domande comprendono la durata del sonno, le difficoltà nell’addormentarsi e nello svegliarsi, il numero di volte in cui ci si sveglia durante la notte e lo stato di agitazione durante il sonno. Lo studio ha dimostrato un aumento di oltre il 50% dei disturbi del sonno rispetto al periodo pre-pandemia. Nel dettaglio, riporta Adnkronos, si è passati da 240 bambini e adolescenti che mostravano già disturbi del sonno prima dell’inizio della pandemia, ai 367 durante la pandemia, il 33,9% di tutto il campione, praticamente un minore su tre.

Il sonno è cruciale per migliorare abilità cognitive e sociali

“Lo stile di vita dei bambini e di ragazzi è cambiato profondamente. Ormai i dispositivi elettronici fanno parte della loro vita, sia scolastica sia sociale, e questo persiste anche ora che siamo molto lontani dalle chiusure pandemiche. Tutto questo non fa che sottolineare l’importanza delle raccomandazioni di igiene del sonno – commenta Romina Moavero, neurologa dello sviluppo all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e coautrice dello studio – per promuovere comportamenti adeguati a favorire il buon sonno in infanzia e in adolescenza. Soprattutto perché il sonno in questa fascia di età è cruciale per migliorare apprendimenti, abilità cognitive, scolastiche e anche sociali.