Quali sono le otto azioni quotidiane che fanno ringiovanire di sei anni?

Dire no al fumo, fare attività fisica regolare, seguire una dieta equilibrata ricca di verdure, noci e proteine magre, sono tra gli otto comportamenti sani che potrebbero aiutare a rimanere giovane e in buona salute, e per più tempo. In pratica, aiuterebbero a ridurre di sei anni l’età biologica, ovvero, quella del proprio corpo.

La lista delle ‘8 cose essenziali per la vita’ include anche fare almeno 150 minuti di attività fisica moderata o 75 minuti di attività fisica vigorosa a settimana, dormire tra sette e nove ore a notte, mantenere un peso equilibrato e controllare il colesterolo, la glicemia e la pressione sanguigna.
La lista è stata creata dall’American Heart Association inizialmente per aiutare le persone a migliorare la propria salute cardiovascolare.

Gli effetti anti-aging delle 8 cose essenziali per la vita

Un nuovo studio condotto presso la Columbia University Irving Medical Center in New York City, evidenzia anche gli effetti ‘anti-aging’ di questa lista.

Secondo lo studio, che sarà presentato al congresso dei cardiologi americani a Philadelphia, chi non segue queste sane abitudini presenta un corpo mediamente 4 anni più vecchio della propria età anagrafica. 
Dalla ricerca è emerso infatti che aderire alla lista delle ‘8 cose essenziali per la vita’ non solo migliora la salute del cuore, ma potrebbe anche rallentare il processo di invecchiamento.

Determinare l’età biologica e l’età anagrafica dell’organismo 

I ricercatori hanno valutato oltre 6500 partecipanti, raccogliendo informazioni dettagliate su quanto intensamente aderissero agli otto precetti salva-cuore.
Il team ha anche calcolato la vera età del loro organismo.

L’età dell’organismo è un’indicazione dell’età biologica che viene determinata misurando i livelli di sostanze presenti nel corpo, e coinvolte nel metabolismo, nell’infiammazione e nella funzione degli organi, come glucosio e creatinina.
Si tratta di una misura che fornisce un quadro più completo di come una persona stia invecchiando.
Il team ha scoperto che coloro che hanno dichiarato di adottare fedelmente la lista dei precetti mostravano un’età biologica in media sei anni più giovane della loro età anagrafica.

Rallentare il processo di invecchiamento del corpo è possibile

Coloro che, al contrario, hanno dichiarato di aderire con insufficiente impegno ai precetti mostravano un’età biologica media pari a quattro anni maggiore della loro età cronologica, riporta Ansa. 
“Il rispetto della lista può rallentare il processo di invecchiamento del corpo, il che ha molti benefici – ha spiegato Nour Makarem, l’epidemiologo che ha condotto il lavoro – incluso un aumento degli anni senza malattie e la riduzione del rischio di morte prematura”.

Intelligenza artificiale: italiani preoccupati per taglio stipendi e posti di lavoro

Più della metà degli italiani, il 53%, è preoccupata che l’Intelligenza Artificiale possa ridurre le ore lavorate e di conseguenza, lo stipendio.
Una quota di cittadini, al contrario, a parità di retribuzione prevede un aumento delle ore di lavoro a causa della necessità di supervisionare le attività svolte dall’AI.
Si tratta di alcuni risultati della ricerca commissionata a Ipsos da Kelly, la società internazionale di head hunting.

Per quasi 7 italiani su 10 l’AI creerà quindi una ulteriore frattura retributiva.
“In particolare – spiega Cristian Sala, country manager di Kellly Italia -, il livello di scolarità, più o meno elevato, farà da spartiacque nelle retribuzioni più che l’età, il genere o la collocazione geografica”.

Un danno per le aziende più piccole?

Inoltre, per il 68% del campione l’AI causerà una riduzione del personale nelle aziende, mentre per il 55% causerà addirittura la chiusura di attività. E per il 71% a beneficiare dell’AI saranno soprattutto le aziende più grandi e strutturate a discapito di quelle più piccole.

D’altro canto, il 63% pensa che l’Intelligenza artificiale porterà allo sviluppo di nuove professioni e professionalità che debbano gestire e supervisionare le attività che verranno poi svolte dall’AI stessa. Ci sarà, quindi, più tempo da dedicare alle mansioni complesse, mentre òe attività più ripetitive potranno essere gestite tramite l’AI (71%),
Tutto ciò porterà più efficienza e produttività (65%) e maggiore sicurezza per le mansioni più rischiose (61%).

La necessità di una formazione adeguata dei dipendenti

A questo proposito, il 63% degli italiani è convinto che le aziende debbano provvedere necessariamente a formare in maniera adeguata tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di mansione, o se in ambito tecnologico o meno.

“Non è un caso che il 57% del campione è d’accordo con il fatto che è importante essere ben informati sul funzionamento dell’AI, in modo tale da poterla controllare e comprendere se sta eseguendo correttamente il compito assegnato – aggiunge Sala -. La formazione diventa anche strumento di rassicurazione davanti a un fenomeno che per molti rivoluzionerà, in tempi più o meno lunghi, non solo la vita lavorativa, ma anche quella personale”.

L’impatto sulla socialità nel luogo di lavoro

Se per 4 italiani su 10 l’Intelligenza artificiale porterà a un maggiore isolamento dai colleghi, poiché non ci sarà più bisogno del confronto umano, un’analoga quota ritiene che l’AI, al contrario, potrà essere d’aiuto nel connettere persone che parlano lingue diverse, così come tra chi lavora in diverse sedi o uffici.

Quasi l’80% del campione è concorde invece sull’auspicio che l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale venga regolamentato dai Governi all’interno di un quadro legislativo internazionale, che imponga il rispetto tassativo delle normative.

Turismo, boom di pagamenti digitali nell’estate 2023 

L’estate del 2023 ha registrato un notevole aumento dei pagamenti digitali nel settore turistico, con una crescita record del 32% nelle transazioni rispetto all’anno precedente. Nel complesso, il valore medio degli scontrini digitali è diminuito del 8,5% rispetto al 2022, attestandosi a 27,9 euro in tutta Italia. Questo dato indica una crescente diffusione dei pagamenti con carta e smartphone anche per spese di importo ridotto.

Nella ristorazione la maggior parte delle transazioni dopo le 21

Secondo l’Osservatorio Turismo Cashless 2023 di SumUp, le province che hanno registrato l’incremento più significativo delle transazioni senza contanti sono state Forlì-Cesena (+61,2%), Benevento (+61%) e Piacenza (+60,9%). D’altra parte, il valore medio dell’importo cashless più basso si è riscontrato a Lodi (18,7 euro), mentre il più alto è stato a Vibo Valentia (43,7 euro). Trieste è stata l’unica provincia in cui il ticket medio cashless è diminuito in modo significativo (-22,8%), mentre Rovigo ha visto un aumento del ticket medio (+9%). Nel settore della ristorazione, oltre il 56% delle transazioni avviene dopo le 21, ma è in aumento la tendenza ad anticipare la cena, con un aumento del 13% nei pagamenti effettuati tra le 18 e le 21.

Scontrini cashless in calo

Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp, ha commentato che la stagione turistica del 2023 conferma la crescita costante dei pagamenti digitali in Italia, con transazioni in aumento in tutte le province e scontrini cashless in calo quasi ovunque. Questo trend è particolarmente evidente grazie al ritorno dei turisti stranieri in Italia, abituati ai pagamenti con carta. Zola ha anche sottolineato che l’aumento dei pagamenti digitali nei settori turistici è un segnale positivo, poiché indica che gli esercenti italiani stanno attivamente cercando di offrire questa modalità di pagamento ai turisti internazionali e nazionali, rendendo le loro attività più attraenti e ampliando le opportunità di business.

Nei bar, club e locali il maggiori utilizzo dei pagamenti digitali

Durante l’estate del 2023, i settori turistici che hanno registrato i maggiori aumenti nelle transazioni digitali sono stati bar e club (+46,5%), intrattenimento (musica, concerti e cinema, +44,4%), parchi divertimento (+36,9%), caffè e ristoranti (+34,5%), e servizi turistici (+25,8%). Anche il settore alberghiero ha registrato una crescita, seppur meno significativa, con un aumento del 8,3%.
Nel complesso, il trend dei pagamenti cashless continua a crescere in Italia, e la preferenza per i pagamenti digitali dopo le 21 suggerisce che coloro che scelgono questa modalità preferiscono cenare tardi. Tuttavia, emerge anche una tendenza opposta, con un aumento dei pagamenti digitali prima delle 21 e una diminuzione delle transazioni dopo quest’orario rispetto al 2022.

Nel 2023 crescono i numeri del mercato bio in Italia

È quanto emerge dalla ricerca Nomisma presentata in occasione della prima giornata di Rivoluzione Bio 2023: in Italia le performance del mercato bio interno continuano a essere positive. Questo, soprattutto grazie al traino dei consumi fuori casa (ristorazione commerciale e collettiva) e a una ripresa a valore dei consumi domestici. Ma risultano positive anche le vendite all’estero. Inoltre, con oltre 2,3 milioni di ettari e la più alta percentuale di superfici bio sul totale (19% contro una media europea ferma al 12%), il nostro Paese è ormai vicina target del 25% di superfici investite a bio, previsto dalla Strategia Farm to Fork per il 2030.

I consumi fuori casa sfiorano 1,3 miliardi di euro

Nel 2022 le vendite alimentari bio nel mercato interno (consumi domestici e consumi fuori casa) hanno superato 5 miliardi di euro, il 4% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. A trainare la crescita del mercato interno anche quest’anno i consumi fuori casa, che sfiorano 1,3 miliardi di euro (+18% sul 2022). Fondamentale però è la ripresa dei consumi domestici, che, dopo la leggera flessione del 2022 (-0,8% a valore rispetto al 2021), registrano una variazione del +7%. La crescita è da collegare soprattutto alla spinta inflazionistica dell’ultimo anno, confermata dal calo dei volumi in Grande Distribuzione (-3% le confezioni di prodotti bio vendute rispetto allo stesso periodo del 2022).

L’export bio Made in Italy raggiunge 3,6 miliardi di euro

Positiva anche quest’anno poi la performance dell’export di prodotti agroalimentari italiani bio, che nel 2023 raggiunge 3,6 miliardi di euro, segnando una crescita del +8% (anno terminante luglio) rispetto all’anno precedente. Nonostante si registri una crescita più contenuta rispetto allo scorso anno, comunque in linea con l’export agroalimentare nel complesso, il riconoscimento per il bio Made in Italy sui mercati internazionali risulta rafforzato dall’evoluzione di lungo periodo (+189% rispetto al 2013) e dal crescente ruolo del bio sul paniere dei prodotti Made in Italy esportati: il peso nel 2023 ha raggiunto oggi il 6% a fronte del 4% registrato dieci anni fa.

Perché i consumatori acquistano prodotti bio?

Chi acquista bio sceglie principalmente in base all’origine: il 29% seleziona prodotti bio 100% italiani, un ulteriore 17% quelli di origine locale/km 0 e l’11% cerca l’ulteriore presenza del marchio DOP/IGP. Anche la marca gioca da sempre un ruolo fondamentale nella scelta dei prodotti bio da mettere nel carrello: l’8% preferisce la marca industriale e il 7% la marca del supermercato.
Ma perché il consumatore acquista prodotti bio? Innanzitutto perché li ritiene più sicuri per la salute rispetto a un prodotto convenzionale (27%), ma anche perché sono sostenibili. Il 23% li ritiene più rispettosi dell’ambiente, il 10% del benessere animale e un ulteriore 10% fa riferimento alla sostenibilità sociale e intende sostenere i piccoli produttori.

Da Google tre prodotti AI per le sfide ambientali

Sono tanti i modi in cui l’Intelligenza artificiale può aiutare a migliorare la gestione delle risorse naturali, da ridurre i consumi di acqua ed energia a ottimizzare la produzione di energia rinnovabile. Ma può essere anche un elemento decisivo nella lotta al surriscaldamento globale. Come? Google ha annunciato tre prodotti che sfrutteranno l’AI per affrontare le sfide ambientali, e aiutare aziende e cittadini a ridurre il proprio impatto ambientale. Si tratta di tre software che rientrano nelle Application programming interface (API), le interfacce di programmazione delle applicazioni, e combinano AI, machine learning, immagini aeree e dati ambientali per fornire informazioni aggiornate sul potenziale solare, la qualità dell’aria e i livelli di polline.

Dove installare i pannelli solari? Lo decide Solar Api 

Il primo, Solar Api, utilizza le immagini aeree di Google per comprendere la forma degli edifici e la posizione degli alberi e le combina al percorso del sole, ai modelli metereologici consolidati e al costo dell’energia in una zona determinata per suggerire dove installare pannelli solari. Questo prodotto nasce dall’iniziativa Project Sunroof lanciata nel 2015, e farebbe risparmiare molto tempo e denaro alle imprese che avrebbero così meno ostacoli nel virare sull’energia solare. Nonostante Solar Api sia ancora in fase di lancio, ha già le informazioni di oltre 40 Paesi, tra cui l’Italia, e oltre 320 milioni di edifici.

Air Quality Api misura la qualità dell’aria

Il secondo software di Google è Air Quality Api, che fornisce agli sviluppatori analisi sulla qualità dell’aria mostrando un indice su scala da 1 a 100. Un’idea interessante in questo periodo storico, dove i consumatori non si accontentano più delle dichiarazioni fatte dalle imprese che si autodefiniscono ‘sostenibili’, e cercano sempre più informazioni affidabili che provino i risultati ottenuti dalle aziende in ambito Esg. Air Quality Api potrà essere utilizzato in settori come sanità, automotive e trasporti per fornire agli utenti informazioni tempestive sulla qualità dell’aria. Al suo lancio il prodotto comprenderà informazioni per oltre 100 Paesi, tra cui anche l’Italia.

Un software contro le allergie: Pollen Api

Il terzo prodotto, Pollen Api, è dedicato al problema delle allergie. L’aumento delle temperature globali stimola la crescita delle piante in molte aree del mondo, influenzando la produzione dei pollini. Anche l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera alimenta la fotosintesi, quindi la crescita delle piante, e ancora una volta, l’effetto è una maggiore produzione di polline.
Pertanto, riporta Adnkronos. Pollen Api offre agli sviluppatori una previsione giornaliera dei pollini, una mappa del calore previsto per le successive 96 ore, dettagli sugli allergeni presenti nell’aria e consigli su come evitarli. Questo prodotto tiene conto di 15 diverse famiglie e specie di piante, tra cui le graminacee, l’ontano, il frassino, la betulla, la cotonosa, l’olmo, il nocciolo, la quercia, l’ulivo e il pino. Pollen Api sarà lanciato nei prossimi mesi in 65 Paesi, inclusa l’Italia.

Vacanze: come prenotarle online in tutta sicurezza?

Internet oggi è il mezzo più utilizzato per prenotare soggiorni, hotel, treni e aerei, ma allo stesso tempo rappresenta anche una ghiotta opportunità per gli hacker estivi. In questo periodo dell’anno si assiste infatti a un forte aumento delle prenotazioni di viaggi online, e i criminali informatici sono particolarmente abili a creare offerte irresistibili. Singoli criminali o vere e proprie organizzazioni rubano i dati delle carte di credito o i risparmi messi da parte per le partenze estive. In ogni caso, dopo un anno di lavoro finalmente è arrivato il momento di partire per le ferie. Ma come contrastare le minacce informatiche e difendersi da truffe e furti di dati? Basta seguire i 10 consigli redatti da Cisco.

Diffidare delle offerte troppo convenienti e dei siti sconosciuti

Anzitutto, siate sospettosi: prendetevi tempo per fare qualche ricerca prima di procedere all’acquisto. L’azienda è affidabile? Sul sito ci sono errori di ortografia? Esistono recensioni? Fate attenzione anche a messaggi inaspettati o a offerte troppo vantaggiose, controllate bene l’URL del sito, e ricordate che se un’offerta è troppo vantaggiosa, molto probabilmente è falsa. Quanto agli acquisti online, come, ad esempio, un nuovo costume prima di partire, la crema solare, o un regalo per i parenti che non vediamo da tempo, prestare sempre attenzione ai siti per lo shopping, affidandosi a quelli più conosciuti. Stare poi alla larga dai domini di primo livello con estensione bid, top, e trade.

Meglio pagare con la carta di credito

In questo periodo, poi, attenzione a carte regalo e buoni sconto, i metodi preferiti dagli hacker per spingere a cliccare su un link malevolo. Ma quale metodo di pagamento usare? È sempre preferibile la carta di credito, che offre spesso maggiore protezione in caso di frode, o servizi quali Apple Pay, Google Pay, PayPal o Satispay, che permettono di usare un token al posto del numero di carta di credito. In ogni caso, ricordarsi di impostare gli alert sul conto bancario. Quanto allo smartworking estivo, la maggior parte delle aziende fornisce policy chiare su come comportarsi. Utilizzare una VPN, l’accesso multi-factor e gli account aziendali per le comunicazioni di lavoro sono alla base di un comportamento sicuro.

Il lavoro da remoto estivo

Per inviare comunicazioni, file e interagire con colleghi, partner e clienti sfruttate quindi gli strumenti di collaboration messi a disposizione dall’azienda. Non utilizzate le reti pubbliche, e controllate che i vostri dispositivi e le app siano sempre aggiornate. Il recente Cybersecurity Readiness Index, il report Cisco che mostra la preparazione e la resilienza delle aziende nei confronti della criminalità informatica, ha rivelato che solo il 7% delle aziende italiane è in grado di difendersi dalle minacce informatiche. Il report segnala anche che il 75% degli intervistati si aspetta nei prossimi 12-24 mesi un’interruzione della propria attività a causa di un attacco, mentre il 31% ne ha subito uno nel corso dell’ultimo anno.

Moda on line: comprano soprattutto le donne, via mobile e nel tempo libero

Il settore dell’e-commerce della moda continua a mostrare una crescita significativa, con le vendite di capi di abbigliamento in costante aumento. Nel 2022, gli utenti hanno dimostrato una preferenza per l’utilizzo dei dispositivi mobili per gli acquisti online, confermando una tendenza già iniziata nei precedenti anni. La maggior parte degli utenti predilige acquistare capi di abbigliamento formale, soprattutto nel settore del fast fashion, il quale ha visto una notevole crescita del traffico online, ma allo stesso tempo ha registrato alti tassi di abbandono del carrello durante il processo di acquisto.

Il comparto fashion? Tra i più dinamici al mondo

Casey Turnbull, autrice dello studio realizzato da SaleCycle, ha evidenziato che il settore e-commerce della moda è uno dei più dinamici al mondo, poiché si adatta rapidamente alle stagioni, ai cambiamenti nel comportamento degli utenti e all’evoluzione tecnologica.

Vendite on line, picco a gennaio

L’aumento delle vendite online ha raggiunto il picco nel mese di gennaio, in particolare a causa dell’effetto del Black Friday registrato nel novembre precedente. Il mobile shopping ha continuato a crescere notevolmente, con un aumento delle vendite del 41% dal 2020 e del 2,45% dal 2021. Tuttavia, l’Europa ha registrato un elevato tasso di abbandono del carrello, arrivando all’83,48%. Gli abiti da donna sono stati gli articoli più acquistati nel 2022, seguiti da t-shirt, jeans e maglioni. Il fast fashion è emerso come il settore che ha registrato più acquisti da parte dei consumatori, soprattutto in Europa.

Domenica ore 21: le coordinate dello shopping 

Il momento preferito dagli utenti per gli acquisti online è il loro tempo libero, con una maggioranza di vendite registrate la domenica (16,22%) e soprattutto alle ore 21:00, quando l’impulso di acquistare è più elevato. Il mobile shopping è diventato sempre più popolare, generando quasi il 72% delle vendite totali, a scapito dello shopping da desktop, che rappresenta solo il 28% delle vendite online. I consumatori apprezzano la facilità d’acquisto e l’esperienza utente ottimizzata offerta dai dispositivi mobili, inclusi metodi di pagamento mobile-friendly come ApplePay.

Perchè si abbandona il carrello?

Tuttavia, nel settore dell’e-commerce della moda, i tassi di abbandono del carrello sono elevati, soprattutto da dispositivi mobili (85,55%) e nel settore del lusso. Le ragioni includono costi imprevisti, spese di spedizione o tasse aggiuntive, preoccupazioni sulla sicurezza dei siti web, indecisione durante la navigazione, informazioni insufficienti o recensioni del prodotto.

Deinfluencing: come ridurre l’acquisto compulsivo tra i più giovani

Cos’è il deinfluencing? Se l’influencing consiglia gli utenti dei social determinati acquisti, il deinfluencing si sta affermando come il fenomeno contrario. Gli obiettivi di questa nuova tendenza sono due: ridurre la sovraesposizione ai social media e contrastare l’iperconsumismo.
Nella maggior parte dei casi, il fine degli influencer non è infatti tanto far acquistare agli utenti i beni di cui questi hanno bisogno, quanto far nascere il desiderio di comprare altri beni. Questo perché gli influencer guadagnano promuovendo i brand: più utenti acquistano dal link associato all’influencer (link referral), più aumenta il loro guadagno. Questo link consente un tracciamento preciso del numero di acquisti promossi e portati a termine da ciascun profilo. Le ragioni che animano il deinfluencing, al contrario, sono di tipo etico e puntano a ottenere risultati anche nel campo ambientale.

Cosa spinge all’acquisto di beni superflui?

I social media sono pieni di contenuti pensati per spingere all’acquisto di beni di consumo, nel campo della cosmesi o dell’abbigliamento, ma non solo.
Sono diverse le dinamiche utilizzate sui social per spingere ad acquistare beni superflui. L’utente che guarda il contenuto può avvertire il desiderio di sentirsi parte di un gruppo identificato dallo stile utilizzato e da determinate scelte di consumo.
Poi, c’è ‘l’effetto dopamina’: quel senso di appagamento che prova il consumatore quando compra qualcosa di nuovo. La dopamina è un neurotrasmettitore, ed entra in gioco in ogni acquisto, anche in quelli offline. Sui social questo è effetto è amplificato dal contesto in cui viene fruito il contenuto: all’appagamento dell’acquisto si aggiunge la bravura dell’influencer nell’orientare all’acquisto e il desiderio dell’utente/acquirente di ostentare i propri beni a una platea molto più ampia di quella offline.

Un appagamento effimero, ma pericoloso

Lo stesso effetto viene generato dall’arrivo di nuove notifiche. Spesso gli utenti social si augurano di trovare nuovi ‘mi piace’ ai propri post per provare quel senso di soddisfazione.
Si tratta, tuttavia, di un appagamento effimero. Proprio questa caratteristica fa entrare l’utente in un circolo vizioso, che rischia di tenerlo con gli occhi sullo smartphone per ore alla ricerca di ripetute, ma brevi soddisfazioni. In definitiva, i social rappresentano l’ambiente ideale per stimolare l’acquisto di nuovi beni, non sempre realizzati da brand attenti al rispetto dell’ambiente. Lo scopo del deinfluencing è spegnere l’istinto di shopping compulsivo, riducendo quindi i ritmi frenetici della produzione che provocano un carbon footprint elevatissimo, come spiega nonsoloambiente.it.

Come spegnere l’istinto dello shopping compulsivo?

Il fenomeno del deinfluencing ha dato forma all’iniziativa #NoNewClothes che ha l’obiettivo di incentivare il riutilizzo dei capi d’abbigliamento. Nel tempo l’hashtag è diventato una challenge atipica: gli utenti mostrano sé stessi mentre acquistano prodotti di seconda mano o prodotti da aziende virtuoso che producono i propri capi in maniera sostenibile. A questa iniziativa partecipano anche alcuni piccoli produttori e associazioni attive nel campo ESG.
Il fenomeno del deinfluencing. riporta Adnkronos, non è ancora decollato, perché contrastato dall’attività dell’influencing, di gran lunga dominante sui social, ma potrebbe diventare un punto di riferimento in un mondo sempre più attento alla sostenibilità.

Vacanze: quasi 1 milione di truffati nell’ultimo anno 

L’allarme arriva dall’indagine condotta per conto di Facile.it dall’istituto di ricerca EMG Different: nell’ultimo anno quasi un milione di italiani è stato vittima di una truffa o un tentativo di frode durante la prenotazione delle vacanze. Chi è caduto in trappola ha perso, in media, 314 euro, nel 28% dei casi mai recuperati, per un valore complessivo stimato che sfiora i 100 milioni di euro. Il rischio più frequente di truffa riguarda la ‘casa vacanza fantasma’, ma sono 276.000 anche coloro che arrivati sul luogo di villeggiatura hanno trovato una sistemazione completamente diversa da quella pubblicizzata. Ee 125.000 hanno trovato la casa o la camera già occupata.

Le truffe più comuni

La truffa più comune è appunto quella della prenotazione di una struttura inesistente. Se circa 330.000 viaggiatori si sono accorti dell’imbroglio prima della partenza, oltre 133.000 lo hanno scoperto dopo aver pagato, e 55.000 solo una volta arrivati a destinazione. Quanto alla struttura già occupata da altri, il 27% dei viaggiatori truffati se ne è andato senza pagare, la stessa percentuale ha preteso un cambio di sistemazione, il 23% ha ottenuto uno sconto sul prezzo concordato, ma il 21% non ha ottenuto nulla, e l’11% è stato costretto a procedere per vie legali. Quasi due italiani su tre (65%), nonostante la truffa o il tentativo di truffa, hanno però deciso di non denunciare l’accaduto alle autorità competenti.

Strutture e canali di prenotazione più a rischio

Truffe o tentativi di truffa non riguardano solo case vacanza (36%) o B&B (35%), ma anche hotel (21%) e villaggi turistici (11%). Nel 47% dei casi la vittima ha trovato la struttura tramite un portale di prenotazioni online, mentre per il 21% l’annuncio è stato pubblicato su un social network.
Quasi 170.000 persone, poi, hanno visto l’annuncio truffaldino su un portale immobiliare, o un sito di annunci. Ma non manca chi è caduto in trappola con un semplice cartello ‘affittasi’ (circa 50.000), e l’11% è stato vittima di una truffa, o un tentativo di frode, nonostante avesse prenotato tramite un’agenzia di viaggi o immobiliare.

Meglio l’assicurazione

Per tutelare i viaggiatori alcune compagnie assicurative rendono disponibili  assicurazioni specifiche, che intervengono rimborsando le somme di denaro perse, sia in presenza di una truffa vera e propria sia se l’immobile non è conforme alla descrizione fornita nell’annuncio.
In questo caso, la copertura è garantita solo se la difformità è significativa, e tale da precludere parzialmente il normale uso dell’abitazione. Difformità di poco conto, come ad esempio un immobile più piccolo di quanto dichiarato o più distante dai servizi principali, potrebbero non essere coperte. In caso di difformità, il rimborso è ottenibile solo se si rinuncia completamente all’utilizzo dell’immobile affittato. Attenzione però a scoperti, franchigie, massimali ed esclusioni: la polizza casa vacanza è valida solo in presenza di un regolare contratto di locazione firmato, e se il pagamento è tracciabile.

Quando i pet feeder smart violano la privacy e rubano i dati personali

Grazie alla connessione a Internet anche i distributori di cibo per animali diventano sempre più ‘smart’, ma presentano rischi per la privacy e potenziali furti di dati. I ricercatori di Kaspersky hanno analizzato diversi pet feeder smart scoprendo alcune vulnerabilità che permettono agli aggressori di spiare segretamente le proprie vittime, rubare dati, come le registrazioni di telecamera e microfono, accedere ad altri dispositivi connessi alla stessa rete e avere il pieno controllo del dispositivo.
I pet feeder distribuiscono infatti il cibo seguendo un programma, e consentono di monitorare e comunicare a distanza grazie a strumenti come microfoni, altoparlanti e telecamere. Controllati attraverso un’app, questi dispositivi sono semplici da gestire e aggiornare. Ma occhio alla privacy.

Uno strumento di sorveglianza in mano ai cybercriminali

Kaspersky ha analizzato la sicurezza di un popolare dispositivo smart di cibo per animali, disponibile nei negozi online, rivelando alcuni importanti problemi, incluso l’utilizzo di credenziali hard-coded e un processo di aggiornamento del firmware non sicuro. Queste vulnerabilità, se sfruttate da remoto, permettono l’esecuzione di codici, la modifica delle impostazioni del dispositivo e il furto di informazioni sensibili, come i feed video inviati al server in cloud.
Simili criticità trasformano il pet feeder in uno strumento di sorveglianza che può compromettere la privacy e la sicurezza dell’utente. Il distributore smart di cibo preso in esame è anche accessibile attraverso gli assistenti vocali, consentendo il controllo del dispositivo attraverso comandi vocali. Tuttavia, c’è una falla di sicurezza nella configurazione.

Vulnerabilità sfruttate per attaccare i dispositivi connessi

Nome utente e password del broker MQTT sono infatti codificati nel file eseguibile, risultando identici per tutti i dispositivi dello stesso modello. Questa vulnerabilità rappresenta un rischio importante: un aggressore, ottenendo il controllo del dispositivo, può sfruttarlo per sferrare ulteriori attacchi ai dispositivi connessi alla stessa rete. Una volta compromesso, il cyber criminale può interferire e modificare i comandi, assumendo, potenzialmente, il pieno controllo del dispositivo. Inoltre, la violazione dei programmi di somministrazione del cibo potrebbe mettere in pericolo la salute dell’animale e incrementare l’impegno, sia finanziario sia emotivo, da parte del proprietario.

Come difendersi dai rischi di un ecosistema sempre più interconnesso

“Man mano che le nostre vite si intrecciano con i dispositivi smart, gli aggressori colgono l’opportunità di sfruttare gli anelli più deboli del nostro ecosistema interconnesso – dichiara Roland Sako, Security Expert di Kaspersky -. È fondamentale riconoscere i potenziali rischi rappresentati da dispositivi inaspettati ed essere sempre attenti. Restando informati, mettendo in atto abitudini corrette di cybersicurezza, e promuovendo una responsabilità collettiva, possiamo contrastare i progressi degli aggressori e preservare l’integrità del nostro mondo”.