Identità digitali crescono, e avanza il Digital Identity Wallet

Lo attesta la ricerca dell’Osservatorio Digital Identity della School of Management del Politecnico di Milano: oggi sono 36,4 milioni gli italiani maggiorenni, e 13mila i minorenni, ad avere attivato SPID, il 61% della popolazione. Gli accessi totali sono stabili in media a 25 l’anno per utente, e nel 2022 sono stati oltre 1 miliardo.

I cittadini in possesso di Carta d’Identità Elettronica son0 invece 39,3 milioni, anche se la sua versione digitale, abilitata dall’app CieID, risulta ancora fortemente sottoutilizzata. Sono solo 4 milioni gli utenti che la usano per accedere ai servizi online. Al contempo, Stati e Big Tech iniziano a sperimentare il Digital Identity Wallet

CIE +23%, SPID +9% in un anno

Se le carte d’identità elettroniche sono cresciute del 23% in un anno, SPID sembra aver raggiunto un plateau, assestandosi a un tasso di crescita più contenuto rispetto agli ultimi anni: +9% da gennaio-novembre 2023 contro il +23% del 2022.
Di questo passo, l’obiettivo fissato nel PNRR di raggiungere 42,3 milioni di identità digitali entro giugno 2026 sembra ancora lontano.

Un rallentamento che si osserva anche nel confronto internazionale: se in Svezia e Norvegia i sistemi di identità digitale raggiungono già circa l’80% della popolazione, il sistema francese FranceConnect in un anno è salito dal 60% al 61%, quello belga itsme® dal 56% al 58%.
Mostrano un’incidenza inferiore allo SPID italiano, il Chave Movel Digital portoghese (54% della popolazione) e lo SwissId elvetico (39%).

eIDAS 2.0 ed European Digital Identity Wallet

Si è concluso il confronto sul fronte normativo di eIDAS 2.0 tra istituzioni europee e Stati membri per la versione definitiva del Regolamento alla base dell’European Digital Identity Wallet, previsto non prima del 2026.
Si sta poi lavorando sull’Architecture Reference Framework, che definisce standard comuni, specifiche tecniche e linee guida per la creazione dei wallet nazionali interoperabili fra gli Stati membri.

Alcuni Stati hanno già iniziato una transizione dei sistemi attivi verso un modello di digital identity wallet. In Francia è stata lanciata l’app France Identité, su cui è possibile memorizzare la versione digitale dei documenti di riconoscimento, mentre in Grecia l’app Gov.gr Wallet consente di dematerializzare CI e patente e utilizzarle per l’accesso a servizi digitali di banche e aziende delle telecomunicazioni, oltre che per il riconoscimento in luoghi fisici.

IT Wallet farà convergere SPID e CIE

Nel 2023 l’Italia ha preso decisioni importanti sulla convivenza di SPID e CIE. Nonostante il rinnovo delle convenzioni degli Identity Provider di SPID giunto a maggio 2023 e valido per il prossimo biennio, la strategia dell’attuale Governo è portare questi due sistemi verso la convergenza.

SPID si è ormai consolidato come chiave di accesso ai servizi pubblici, mentre continua a registrare un’adozione inferiore al proprio potenziale nel mondo privato. La CIE, nonostante la diffusione del documento fisico, risulta ancora fortemente sottoutilizzata per accedere ai servizi online nella versione digitale. In questo processo di consolidamento, l’Italia sta definendo la propria strada verso il wallet, costruendo un prototipo nazionale, l’IT Wallet, che dovrebbe essere un’estensione dell’app IO.

Il settore retail sotto cyber-attacco

Il settore del retail subisce sempre di più gli attacchi dei cybercriminali e soprattutto fa sempre più fatica a “schivarli”. Lo rivela Sophos, leader globale nella cybersicurezza as-a-service, che ha presentato i risultati del report “The State of Ransomware in Retail 2023”.
I dati evidenziano che solo il 26% degli operatori del settore è riuscito a neutralizzare gli attacchi ransomware prima della cifratura dei dati, segnando un calo rispetto al 34% del 2021 e al 28% del 2022. Questo trend indica una crescente difficoltà nel settore retail nel contrastare tali attacchi mentre sono in corso.

I retailer devono rivedere le strategie di difesa

Chester Wisniewski, direttore globale CTO di Sophos, sottolinea la necessità per i retailer di rivedere le strategie di difesa, implementando una sicurezza in grado di rilevare e gestire le intrusioni in fasi più precoci della catena di attacco.
Il rapporto rivela che i costi di ripristino, escluso il riscatto, per i retailer che hanno ceduto alle richieste sono stati quattro volte superiori rispetto a coloro che hanno utilizzato backup per il ripristino dei dati (3.000.000 contro 750.000 dollari).
Il 43% dei retailer colpiti ha pagato il riscatto, ma i costi medi di ripristino sono risultati quattro volte superiori rispetto a chi ha optato per i backup. Wisniewski suggerisce di negare la ricompensa ai criminali e di ricostruire i sistemi su basi più solide.

Il 71% delle organizzazioni colpite ha ammesso la crittografia dei propri dati

In linea con una più ampia tendenza generale, il settore retail ha registrato la più alta percentuale di casi di cifratura dei dati dell’ultimo triennio, con il 71% delle organizzazioni colpite dal ransomware che ha ammesso di aver subìto la crittografia dei propri dati. Vedendo il dato in positivo, si tratta di un calo dal 77% dell’anno precedente. La percentuale di retailer attaccati è passata dal 77% al 69%.
Dall’altra parte, i retailer che hanno ripristinato le operazioni in meno di un giorno sono scesi dal 15% al 9%, e quelli che hanno impiegato più di un mese sono saliti dal 17% al 21%.

Le mosse per difendersi 

Per difendersi, Sophos suggerisce di rafforzare le difese con strumenti di sicurezza per proteggere dagli attacchi comuni, adottare il Zero Trust Network Access (ZTNA), utilizzare tecnologie adattative e avere un monitoraggio delle minacce 24/7.
Gli esperti consigliano inoltre di ottimizzare la preparazione agli attacchi con backup regolari e un piano di risposta agli incidenti, mantenendo una buona igiene di sicurezza attraverso patch e verifiche regolari delle configurazioni dei tool di sicurezza.

Quali sono le otto azioni quotidiane che fanno ringiovanire di sei anni?

Dire no al fumo, fare attività fisica regolare, seguire una dieta equilibrata ricca di verdure, noci e proteine magre, sono tra gli otto comportamenti sani che potrebbero aiutare a rimanere giovane e in buona salute, e per più tempo. In pratica, aiuterebbero a ridurre di sei anni l’età biologica, ovvero, quella del proprio corpo.

La lista delle ‘8 cose essenziali per la vita’ include anche fare almeno 150 minuti di attività fisica moderata o 75 minuti di attività fisica vigorosa a settimana, dormire tra sette e nove ore a notte, mantenere un peso equilibrato e controllare il colesterolo, la glicemia e la pressione sanguigna.
La lista è stata creata dall’American Heart Association inizialmente per aiutare le persone a migliorare la propria salute cardiovascolare.

Gli effetti anti-aging delle 8 cose essenziali per la vita

Un nuovo studio condotto presso la Columbia University Irving Medical Center in New York City, evidenzia anche gli effetti ‘anti-aging’ di questa lista.

Secondo lo studio, che sarà presentato al congresso dei cardiologi americani a Philadelphia, chi non segue queste sane abitudini presenta un corpo mediamente 4 anni più vecchio della propria età anagrafica. 
Dalla ricerca è emerso infatti che aderire alla lista delle ‘8 cose essenziali per la vita’ non solo migliora la salute del cuore, ma potrebbe anche rallentare il processo di invecchiamento.

Determinare l’età biologica e l’età anagrafica dell’organismo 

I ricercatori hanno valutato oltre 6500 partecipanti, raccogliendo informazioni dettagliate su quanto intensamente aderissero agli otto precetti salva-cuore.
Il team ha anche calcolato la vera età del loro organismo.

L’età dell’organismo è un’indicazione dell’età biologica che viene determinata misurando i livelli di sostanze presenti nel corpo, e coinvolte nel metabolismo, nell’infiammazione e nella funzione degli organi, come glucosio e creatinina.
Si tratta di una misura che fornisce un quadro più completo di come una persona stia invecchiando.
Il team ha scoperto che coloro che hanno dichiarato di adottare fedelmente la lista dei precetti mostravano un’età biologica in media sei anni più giovane della loro età anagrafica.

Rallentare il processo di invecchiamento del corpo è possibile

Coloro che, al contrario, hanno dichiarato di aderire con insufficiente impegno ai precetti mostravano un’età biologica media pari a quattro anni maggiore della loro età cronologica, riporta Ansa. 
“Il rispetto della lista può rallentare il processo di invecchiamento del corpo, il che ha molti benefici – ha spiegato Nour Makarem, l’epidemiologo che ha condotto il lavoro – incluso un aumento degli anni senza malattie e la riduzione del rischio di morte prematura”.

Il business migliorerà nel 2024: la previsione di un quarto delle imprese italiane

Il contesto internazionale si presenta estremamente complesso, ma secondo un sondaggio condotto da Ipsos in collaborazione con Unioncamere e Tagliacarne, un quarto delle imprese italiane prevede una crescita degli affari nel 2024, mentre la maggior parte si aspetta una stabilità.
L’indagine è stata presentata in occasione di una conferenza internazionale organizzata da Unioncamere a Torino.

Le tre categorie degli imprenditori italiani

Gli imprenditori italiani si dividono in tre categorie principali: il 60% ritiene che la situazione rimarrà stabile per le imprese nei prossimi 12 mesi, quasi il 25% si aspetta un miglioramento, mentre la percentuale dei pessimisti è scesa all’18%, rispetto al 42% registrato l’anno precedente.
Le aziende del Nord esprimono maggiore ottimismo per il futuro rispetto a quelle del Centro e del Sud, con l’85% degli imprenditori ottimisti o neutrali nelle aree settentrionali, mentre tale percentuale scende all’81% nel Sud e al 77% nel Centro. Inoltre, il settore manifatturiero e i servizi mostrano maggior fiducia nel futuro rispetto al settore commerciale.

Creatività e resilienza

Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha sottolineato che nonostante l’incertezza a livello globale, gli italiani sono abituati a lavorare in modo creativo e ad adattarsi alle nuove sfide. Inoltre, la transizione digitale e la sostenibilità ambientale stanno contribuendo a migliorare la fiducia delle imprese nel futuro. “Tra il 2023 e il 2025, il 41% delle imprese con 5-499 dipendenti prevede di investire nella transizione digitale, mentre il 46% punta sulla transizione verde. Questo spiega perché ci siano più aziende che prevedono un miglioramento del proprio business rispetto a quelle che prevedono un peggioramento (24% contro 18%)”.

La burocrazia e le procedure complesse rappresentano ancora un ostacolo significativo per molte imprese, in particolare per i giovani imprenditori. Il presidente di Unioncamere ha sottolineato la necessità di semplificare queste procedure al fine di agevolare l’uso dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), soprattutto per le imprese gestite da giovani imprenditori, tra cui il 70% ritiene che la burocrazia sia l’ostacolo principale per l’utilizzo di tali risorse.

Le sfide internazionali

A livello internazionale, si osservano notevoli incertezze dovute a dinamiche globali in continua evoluzione. La crescita delle politiche protezionistiche, l’accorciamento delle catene globali del valore e la ricerca di autonomia strategica da parte dei Paesi influenzano il quadro mondiale.
Queste sfide richiedono un’immediata accelerazione degli investimenti e una migliore utilizzazione dei fondi comunitari. Tuttavia, molte imprese lamentano la complessità degli adempimenti burocratici e chiedono supporto ed assistenza per affrontare i cambiamenti.

Contro lo stress al lavoro arriva il manager della felicità

La figura del ‘manager della felicità’ si basa sull’equazione felicità uguale competenza. In un momento in cui trecento milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi mentali derivanti dal lavoro, lavorare per favorire il benessere organizzativo all’interno di un contesto ispirato al modello di organizzazione positiva è importante, ed è quanto pertiene al manager della felicità.
Insomma, prestare molta attenzione al benessere di dipendenti e collaboratori porta felicità in azienda, e ciò favorisce e stimola la produttività.

Al momento sono solo 300 i manager della felicità ufficiali e riconosciuti dall’Italian Institute of Positive Organization. Come Francesca Cafiero, certificata Cho (chief happiness officier), presidente di Nieco, realtà impegnata da oltre 40 anni nello smaltimento rifiuti del centro Italia.

Mettere da parte l’io in favore del gruppo

Preso atto di uno scenario preoccupante, Francesca Cafiero ha stilato una lista di consigli che si rifanno proprio ai pilastri della scienza della felicità, utili a manager e lavoratori.
Spesso si sa, in ogni contesto lavorativo si tende a primeggiare. Mettere al centro ‘l’io’ è l’errore più grande che si possa fare. Alimenta l’invidia, le gelosie, i rancori.

Ragionare in termini di gruppo è, al contrario, la chiave vincente per raggiungere grandi traguardi, perché quando i risultati sono buoni si gioisce insieme, quando lo sono meno si condivide un insuccesso e ci si rialza più facilmente e velocemente.

Non chiedere di eseguire e non limitarsi a eseguire

Abbattere le barriere culturali e di ruolo e favorire una chimica positiva è poi un approccio utile sia ai manager sia ai dipendenti, perché alimenta l’amalgamarsi di un gruppo di lavoro e promuove relazioni interpersonali sane. Di conseguenza, ne beneficiano anche le scelte aziendali.

Non chiedere di eseguire, e non limitarsi a eseguire: i lavoratori non sono automi, hanno sentimenti, ed è importante mettere in mostra le proprie qualità umane. Il compito di un buon manager è proprio quello di valorizzarle al meglio. Solo così è possibile svolgere al meglio i propri compiti e contribuire al raggiungimento dei risultati aziendali.

Disciplina ed empatia

Lavorare fuori orario, chiedere ripetutamente straordinari non pagati, non rispettare i ruoli, lasciare spazio a simpatie e antipatie, non riconoscere i meriti alimenta il caos all’interno di un contesto aziendale.
La disciplina è importante, e devono essere garantiti i diritti di ogni singolo lavoratore.

Spesso in molte aziende, riferisce Adnkronos, non vengono fatti notare errori, o non si riconoscono i meriti di un dipendente, oppure non interessa che un collega sta attraversando un periodo difficile.
Il dialogo, al contrario, è fondamentale, sia dal punto di vista umano sia professionale. Interessarsi della salute di un dipendente o un collega è una buona pratica che rafforza il rapporto tra persone e tra professionisti.

Intelligenza artificiale: italiani preoccupati per taglio stipendi e posti di lavoro

Più della metà degli italiani, il 53%, è preoccupata che l’Intelligenza Artificiale possa ridurre le ore lavorate e di conseguenza, lo stipendio.
Una quota di cittadini, al contrario, a parità di retribuzione prevede un aumento delle ore di lavoro a causa della necessità di supervisionare le attività svolte dall’AI.
Si tratta di alcuni risultati della ricerca commissionata a Ipsos da Kelly, la società internazionale di head hunting.

Per quasi 7 italiani su 10 l’AI creerà quindi una ulteriore frattura retributiva.
“In particolare – spiega Cristian Sala, country manager di Kellly Italia -, il livello di scolarità, più o meno elevato, farà da spartiacque nelle retribuzioni più che l’età, il genere o la collocazione geografica”.

Un danno per le aziende più piccole?

Inoltre, per il 68% del campione l’AI causerà una riduzione del personale nelle aziende, mentre per il 55% causerà addirittura la chiusura di attività. E per il 71% a beneficiare dell’AI saranno soprattutto le aziende più grandi e strutturate a discapito di quelle più piccole.

D’altro canto, il 63% pensa che l’Intelligenza artificiale porterà allo sviluppo di nuove professioni e professionalità che debbano gestire e supervisionare le attività che verranno poi svolte dall’AI stessa. Ci sarà, quindi, più tempo da dedicare alle mansioni complesse, mentre òe attività più ripetitive potranno essere gestite tramite l’AI (71%),
Tutto ciò porterà più efficienza e produttività (65%) e maggiore sicurezza per le mansioni più rischiose (61%).

La necessità di una formazione adeguata dei dipendenti

A questo proposito, il 63% degli italiani è convinto che le aziende debbano provvedere necessariamente a formare in maniera adeguata tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di mansione, o se in ambito tecnologico o meno.

“Non è un caso che il 57% del campione è d’accordo con il fatto che è importante essere ben informati sul funzionamento dell’AI, in modo tale da poterla controllare e comprendere se sta eseguendo correttamente il compito assegnato – aggiunge Sala -. La formazione diventa anche strumento di rassicurazione davanti a un fenomeno che per molti rivoluzionerà, in tempi più o meno lunghi, non solo la vita lavorativa, ma anche quella personale”.

L’impatto sulla socialità nel luogo di lavoro

Se per 4 italiani su 10 l’Intelligenza artificiale porterà a un maggiore isolamento dai colleghi, poiché non ci sarà più bisogno del confronto umano, un’analoga quota ritiene che l’AI, al contrario, potrà essere d’aiuto nel connettere persone che parlano lingue diverse, così come tra chi lavora in diverse sedi o uffici.

Quasi l’80% del campione è concorde invece sull’auspicio che l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale venga regolamentato dai Governi all’interno di un quadro legislativo internazionale, che imponga il rispetto tassativo delle normative.

Turismo, boom di pagamenti digitali nell’estate 2023 

L’estate del 2023 ha registrato un notevole aumento dei pagamenti digitali nel settore turistico, con una crescita record del 32% nelle transazioni rispetto all’anno precedente. Nel complesso, il valore medio degli scontrini digitali è diminuito del 8,5% rispetto al 2022, attestandosi a 27,9 euro in tutta Italia. Questo dato indica una crescente diffusione dei pagamenti con carta e smartphone anche per spese di importo ridotto.

Nella ristorazione la maggior parte delle transazioni dopo le 21

Secondo l’Osservatorio Turismo Cashless 2023 di SumUp, le province che hanno registrato l’incremento più significativo delle transazioni senza contanti sono state Forlì-Cesena (+61,2%), Benevento (+61%) e Piacenza (+60,9%). D’altra parte, il valore medio dell’importo cashless più basso si è riscontrato a Lodi (18,7 euro), mentre il più alto è stato a Vibo Valentia (43,7 euro). Trieste è stata l’unica provincia in cui il ticket medio cashless è diminuito in modo significativo (-22,8%), mentre Rovigo ha visto un aumento del ticket medio (+9%). Nel settore della ristorazione, oltre il 56% delle transazioni avviene dopo le 21, ma è in aumento la tendenza ad anticipare la cena, con un aumento del 13% nei pagamenti effettuati tra le 18 e le 21.

Scontrini cashless in calo

Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp, ha commentato che la stagione turistica del 2023 conferma la crescita costante dei pagamenti digitali in Italia, con transazioni in aumento in tutte le province e scontrini cashless in calo quasi ovunque. Questo trend è particolarmente evidente grazie al ritorno dei turisti stranieri in Italia, abituati ai pagamenti con carta. Zola ha anche sottolineato che l’aumento dei pagamenti digitali nei settori turistici è un segnale positivo, poiché indica che gli esercenti italiani stanno attivamente cercando di offrire questa modalità di pagamento ai turisti internazionali e nazionali, rendendo le loro attività più attraenti e ampliando le opportunità di business.

Nei bar, club e locali il maggiori utilizzo dei pagamenti digitali

Durante l’estate del 2023, i settori turistici che hanno registrato i maggiori aumenti nelle transazioni digitali sono stati bar e club (+46,5%), intrattenimento (musica, concerti e cinema, +44,4%), parchi divertimento (+36,9%), caffè e ristoranti (+34,5%), e servizi turistici (+25,8%). Anche il settore alberghiero ha registrato una crescita, seppur meno significativa, con un aumento del 8,3%.
Nel complesso, il trend dei pagamenti cashless continua a crescere in Italia, e la preferenza per i pagamenti digitali dopo le 21 suggerisce che coloro che scelgono questa modalità preferiscono cenare tardi. Tuttavia, emerge anche una tendenza opposta, con un aumento dei pagamenti digitali prima delle 21 e una diminuzione delle transazioni dopo quest’orario rispetto al 2022.

Nel 2023 crescono i numeri del mercato bio in Italia

È quanto emerge dalla ricerca Nomisma presentata in occasione della prima giornata di Rivoluzione Bio 2023: in Italia le performance del mercato bio interno continuano a essere positive. Questo, soprattutto grazie al traino dei consumi fuori casa (ristorazione commerciale e collettiva) e a una ripresa a valore dei consumi domestici. Ma risultano positive anche le vendite all’estero. Inoltre, con oltre 2,3 milioni di ettari e la più alta percentuale di superfici bio sul totale (19% contro una media europea ferma al 12%), il nostro Paese è ormai vicina target del 25% di superfici investite a bio, previsto dalla Strategia Farm to Fork per il 2030.

I consumi fuori casa sfiorano 1,3 miliardi di euro

Nel 2022 le vendite alimentari bio nel mercato interno (consumi domestici e consumi fuori casa) hanno superato 5 miliardi di euro, il 4% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. A trainare la crescita del mercato interno anche quest’anno i consumi fuori casa, che sfiorano 1,3 miliardi di euro (+18% sul 2022). Fondamentale però è la ripresa dei consumi domestici, che, dopo la leggera flessione del 2022 (-0,8% a valore rispetto al 2021), registrano una variazione del +7%. La crescita è da collegare soprattutto alla spinta inflazionistica dell’ultimo anno, confermata dal calo dei volumi in Grande Distribuzione (-3% le confezioni di prodotti bio vendute rispetto allo stesso periodo del 2022).

L’export bio Made in Italy raggiunge 3,6 miliardi di euro

Positiva anche quest’anno poi la performance dell’export di prodotti agroalimentari italiani bio, che nel 2023 raggiunge 3,6 miliardi di euro, segnando una crescita del +8% (anno terminante luglio) rispetto all’anno precedente. Nonostante si registri una crescita più contenuta rispetto allo scorso anno, comunque in linea con l’export agroalimentare nel complesso, il riconoscimento per il bio Made in Italy sui mercati internazionali risulta rafforzato dall’evoluzione di lungo periodo (+189% rispetto al 2013) e dal crescente ruolo del bio sul paniere dei prodotti Made in Italy esportati: il peso nel 2023 ha raggiunto oggi il 6% a fronte del 4% registrato dieci anni fa.

Perché i consumatori acquistano prodotti bio?

Chi acquista bio sceglie principalmente in base all’origine: il 29% seleziona prodotti bio 100% italiani, un ulteriore 17% quelli di origine locale/km 0 e l’11% cerca l’ulteriore presenza del marchio DOP/IGP. Anche la marca gioca da sempre un ruolo fondamentale nella scelta dei prodotti bio da mettere nel carrello: l’8% preferisce la marca industriale e il 7% la marca del supermercato.
Ma perché il consumatore acquista prodotti bio? Innanzitutto perché li ritiene più sicuri per la salute rispetto a un prodotto convenzionale (27%), ma anche perché sono sostenibili. Il 23% li ritiene più rispettosi dell’ambiente, il 10% del benessere animale e un ulteriore 10% fa riferimento alla sostenibilità sociale e intende sostenere i piccoli produttori.

Da Google tre prodotti AI per le sfide ambientali

Sono tanti i modi in cui l’Intelligenza artificiale può aiutare a migliorare la gestione delle risorse naturali, da ridurre i consumi di acqua ed energia a ottimizzare la produzione di energia rinnovabile. Ma può essere anche un elemento decisivo nella lotta al surriscaldamento globale. Come? Google ha annunciato tre prodotti che sfrutteranno l’AI per affrontare le sfide ambientali, e aiutare aziende e cittadini a ridurre il proprio impatto ambientale. Si tratta di tre software che rientrano nelle Application programming interface (API), le interfacce di programmazione delle applicazioni, e combinano AI, machine learning, immagini aeree e dati ambientali per fornire informazioni aggiornate sul potenziale solare, la qualità dell’aria e i livelli di polline.

Dove installare i pannelli solari? Lo decide Solar Api 

Il primo, Solar Api, utilizza le immagini aeree di Google per comprendere la forma degli edifici e la posizione degli alberi e le combina al percorso del sole, ai modelli metereologici consolidati e al costo dell’energia in una zona determinata per suggerire dove installare pannelli solari. Questo prodotto nasce dall’iniziativa Project Sunroof lanciata nel 2015, e farebbe risparmiare molto tempo e denaro alle imprese che avrebbero così meno ostacoli nel virare sull’energia solare. Nonostante Solar Api sia ancora in fase di lancio, ha già le informazioni di oltre 40 Paesi, tra cui l’Italia, e oltre 320 milioni di edifici.

Air Quality Api misura la qualità dell’aria

Il secondo software di Google è Air Quality Api, che fornisce agli sviluppatori analisi sulla qualità dell’aria mostrando un indice su scala da 1 a 100. Un’idea interessante in questo periodo storico, dove i consumatori non si accontentano più delle dichiarazioni fatte dalle imprese che si autodefiniscono ‘sostenibili’, e cercano sempre più informazioni affidabili che provino i risultati ottenuti dalle aziende in ambito Esg. Air Quality Api potrà essere utilizzato in settori come sanità, automotive e trasporti per fornire agli utenti informazioni tempestive sulla qualità dell’aria. Al suo lancio il prodotto comprenderà informazioni per oltre 100 Paesi, tra cui anche l’Italia.

Un software contro le allergie: Pollen Api

Il terzo prodotto, Pollen Api, è dedicato al problema delle allergie. L’aumento delle temperature globali stimola la crescita delle piante in molte aree del mondo, influenzando la produzione dei pollini. Anche l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera alimenta la fotosintesi, quindi la crescita delle piante, e ancora una volta, l’effetto è una maggiore produzione di polline.
Pertanto, riporta Adnkronos. Pollen Api offre agli sviluppatori una previsione giornaliera dei pollini, una mappa del calore previsto per le successive 96 ore, dettagli sugli allergeni presenti nell’aria e consigli su come evitarli. Questo prodotto tiene conto di 15 diverse famiglie e specie di piante, tra cui le graminacee, l’ontano, il frassino, la betulla, la cotonosa, l’olmo, il nocciolo, la quercia, l’ulivo e il pino. Pollen Api sarà lanciato nei prossimi mesi in 65 Paesi, inclusa l’Italia.

Vacanze: come prenotarle online in tutta sicurezza?

Internet oggi è il mezzo più utilizzato per prenotare soggiorni, hotel, treni e aerei, ma allo stesso tempo rappresenta anche una ghiotta opportunità per gli hacker estivi. In questo periodo dell’anno si assiste infatti a un forte aumento delle prenotazioni di viaggi online, e i criminali informatici sono particolarmente abili a creare offerte irresistibili. Singoli criminali o vere e proprie organizzazioni rubano i dati delle carte di credito o i risparmi messi da parte per le partenze estive. In ogni caso, dopo un anno di lavoro finalmente è arrivato il momento di partire per le ferie. Ma come contrastare le minacce informatiche e difendersi da truffe e furti di dati? Basta seguire i 10 consigli redatti da Cisco.

Diffidare delle offerte troppo convenienti e dei siti sconosciuti

Anzitutto, siate sospettosi: prendetevi tempo per fare qualche ricerca prima di procedere all’acquisto. L’azienda è affidabile? Sul sito ci sono errori di ortografia? Esistono recensioni? Fate attenzione anche a messaggi inaspettati o a offerte troppo vantaggiose, controllate bene l’URL del sito, e ricordate che se un’offerta è troppo vantaggiosa, molto probabilmente è falsa. Quanto agli acquisti online, come, ad esempio, un nuovo costume prima di partire, la crema solare, o un regalo per i parenti che non vediamo da tempo, prestare sempre attenzione ai siti per lo shopping, affidandosi a quelli più conosciuti. Stare poi alla larga dai domini di primo livello con estensione bid, top, e trade.

Meglio pagare con la carta di credito

In questo periodo, poi, attenzione a carte regalo e buoni sconto, i metodi preferiti dagli hacker per spingere a cliccare su un link malevolo. Ma quale metodo di pagamento usare? È sempre preferibile la carta di credito, che offre spesso maggiore protezione in caso di frode, o servizi quali Apple Pay, Google Pay, PayPal o Satispay, che permettono di usare un token al posto del numero di carta di credito. In ogni caso, ricordarsi di impostare gli alert sul conto bancario. Quanto allo smartworking estivo, la maggior parte delle aziende fornisce policy chiare su come comportarsi. Utilizzare una VPN, l’accesso multi-factor e gli account aziendali per le comunicazioni di lavoro sono alla base di un comportamento sicuro.

Il lavoro da remoto estivo

Per inviare comunicazioni, file e interagire con colleghi, partner e clienti sfruttate quindi gli strumenti di collaboration messi a disposizione dall’azienda. Non utilizzate le reti pubbliche, e controllate che i vostri dispositivi e le app siano sempre aggiornate. Il recente Cybersecurity Readiness Index, il report Cisco che mostra la preparazione e la resilienza delle aziende nei confronti della criminalità informatica, ha rivelato che solo il 7% delle aziende italiane è in grado di difendersi dalle minacce informatiche. Il report segnala anche che il 75% degli intervistati si aspetta nei prossimi 12-24 mesi un’interruzione della propria attività a causa di un attacco, mentre il 31% ne ha subito uno nel corso dell’ultimo anno.