La crisi da Covid si ripercuote anche sui fondi pensione

L’ombra della crisi si allunga sui mercati finanziari e oscura le prestazioni anche dei fondi di previdenza complementare. “Le ripercussioni della crisi sui listini azionari sono state pesanti – si legge dal comunicato diffuso da Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) -. Nei principali Paesi gli indici dei corsi sono scesi di circa il 20-25%, la volatilità è risalita su livelli non registrati dai tempi della crisi finanziaria del 2008”.

Nel primo trimestre del 2020 i rendimenti medi sono stati in generale negativi. E al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali hanno perso il 5,2%, i fondi aperti il 7,5%,  e i PIP di ramo III, il 12,15%. Ma nel medio-lungo periodo, più adeguato alla valutazione delle performance, l’impatto della crisi appare più limitato.

A fine marzo 9,185 milioni di pensioni complementari

Alla fine di marzo 2020, riporta Italpress, il numero di posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari era di 9,185 milioni. La crescita nel primo trimestre (68.000 unità, +0,7%), è stata limitata rispetto ai trimestri precedenti. A tale numero di posizioni, comprese quelle di chi aderisce contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti stimato in 8,325 milioni di individui.

I fondi negoziali registrano invece 32.000 posizioni in più (1%), portando il totale a fine marzo a 3,192 milioni. L’incremento maggiore lo ha registrato il fondo rivolto ai lavoratori del settore edile, seguito dal fondo destinato ai dipendenti pubblici, caratterizzato da un livello di adesioni contenuto rispetto alla platea potenziale.

Destinati alle prestazioni circa 180 miliardi di euro

Le risorse destinate alle prestazioni a fine marzo 2020 sono pari a circa 180 miliardi di euro. Il patrimonio dei fondi negoziali (53,7 miliardi), risulta in diminuzione del 4,3% rispetto a fine 2019. Nei fondi aperti invece sono accumulati 21,6 miliardi di euro, e 35 miliardi nei PIP “nuovi”. Nel primo trimestre la flessione è stata rispettivamente del 5,7% e dell’1,4%. Per tutte le forme il calo delle risorse nel trimestre è spiegato dalle perdite in conto capitale a fronte di una sostanziale stabilità dei contributi rispetto al passato. La più contenuta flessione nel caso dei PIP “nuovi” è riconducibile alla valutazione delle attività in base al metodo del costo storico, che viene utilizzata per le gestioni di ramo I, che costituiscono la maggior parte del settore.

Valutare il momento più opportuno per l’uscita dalla fase di accumulazione

In considerazione dell’andamento negativo dei mercati finanziari Covip invita a non compiere scelte che potrebbero comportare il consolidamento di perdite. Quanto alle prestazioni al momento non si è registrato un incremento delle richieste, ancorché in situazioni di difficoltà un aumento sia da ritenersi fisiologico.