Lavoro: a febbraio previste 386mila assunzioni

A delineare lo scenario del mercato del lavoro nel 2023 è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. Secondo il Bollettino sono 386mila le assunzioni previste dalle imprese per il mese di febbraio e 1,2 milioni quelle per il trimestre febbraio-aprile, +68mila rispetto a febbraio 2022 (+21,5%) e +175mila con riferimento all’intero trimestre (+17,1%).

A livello territoriale, 120mila entrate sono previste dalle imprese del Nord-Ovest, al Sud e isole 97mila, al Nord-Est 92mila, e al Centro (76mila). La dinamica positiva della domanda di lavoro delle imprese in questi primi mesi dell’anno si conferma anche confrontando i livelli pre-Covid (febbraio 2019), rispetto ai quali si evidenzia una crescita del 15,6%, pari a +52mila assunzioni.

Maggiori opportunità dal manifatturiero Made in Italy

A febbraio il settore dell’industria programma 132mila assunzioni. A creare maggiori opportunità di lavoro, accanto alle costruzioni (48mila lavoratori ricercati), sono alcune filiere distintive del Made in Italy del manifatturiero, con in testa la meccatronica (22mila), seguita da metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (18mila), alimentare (10mila) e industrie tessili, abbigliamento e calzature, sebbene queste ultime si attestino ancora sotto il livello pre-Covid (-15,2%). I servizi programmano 254mila ingressi, e la filiera del turismo si conferma il traino della domanda di lavoro (56mila). Consistente anche l’apporto del commercio (52mila) e dei servizi alle persone (42mila).

Difficili da reperire 178mila profili professionali

Cresce però ancora il mismatch tra domanda e offerta, che riguarda il 46,2% dei profili ricercati, un valore superiore di circa il 6% rispetto a un anno fa. Sono difficili da reperire 178mila profili professionali: la mancanza di candidati si conferma la principale motivazione del mismatch, +5,4% rispetto al 2022, mentre restano pressoché invariate le altre motivazioni. A risentire maggiormente del mismatch sono le imprese della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (58,5% dei profili ricercati è di difficile reperimento), le industrie del legno/mobile (56,1%), le imprese delle costruzioni (54,9%), le industrie tessili/abbigliamento/calzature (52,1%) e le imprese della meccatronica (51,5%).

Contratti a tempo determinato i più proposti

Per quanto riguarda le figure professionali più difficili da reperire il Borsino Excelsior delle professioni indica specialisti nelle scienze della vita (80,7%), operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni (70,8%), fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (68,5%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (66,7%) e operatori della cura estetica (66,2%). I contratti a tempo determinato sono proposti a 194mila unità (50,3% del totale), seguiti dai contratti a tempo indeterminato (79mila, 20,4%), in somministrazione (44mila, 11,4%), altri contratti non alle dipendenze (31mila, 8,2%), apprendistato (21mila, 5,5%), altre forme contrattuali alle dipendenze (10mila, 2,6%) e contratti di collaborazione (6mila, 1,7%).

Finanza sostenibile: cala l’interesse verso gli investimenti “verdi”? 

Nel 2022 l’interesse degli italiani verso gli investimenti sostenibili è in leggero calo. E tra i fattori che più inducono alla prudenza c’è il rischio del greenwashing, fenomeno ormai al centro dell’attenzione dei regolatori internazionali. In prospettiva però la ‘finanza verde’ mantiene la sua forza di attrazione, tanto che buona parte degli italiani è disposta a valutare nei prossimi due anni un ri-orientamento del proprio portafoglio titoli in favore dei prodotti sostenibili.  Sono alcuni dei principali risultati evidenziati nel corso di un convegno svolto presso la Consob di Roma sul tema ‘Investimenti sostenibili. Conoscenze, attitudini e scelte degli investitori italiani’.
Il convegno ha approfondito i temi della sostenibilità affrontati nell’ottavo Rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, presentato il 26 gennaio scorso.

Investire sostenibile, a costo di accettare rendimenti più bassi

In un contesto di incertezza economica e geopolitica, caratterizzato da una brusca impennata dell’inflazione e dalla guerra in Ucraina, secondo un sondaggio condotto tra giugno e luglio 2022 su un campione di 1.436 intervistati, il 15% degli italiani si dice interessato a investire in prodotti finanziari sostenibili. Ovvero, quelli che si contraddistinguono per l’impegno verso la tutela dell’ambiente, dei diritti dei lavoratori e dei valori del buon governo societario. Questo, anche a costo di accettare rendimenti più bassi rispetto a quelli prospettati da altre forme di investimento. Ma nel 2021 il dato corrispondente era al 17%.

Il greenwashing mina la fiducia degli italiani

Il 48% degli intervistati (57% nel 2021) si dichiara disposto a investire in prodotti finanziari Esg (Environment, Social, Governance) solo a condizione che i rendimenti siano pari, o addirittura superiori, a quelli offerti da investimenti non sostenibili. Il 17% dichiara, invece, di non avere alcun interesse per la finanza sostenibile, contro il 13% di un anno prima.
“I dati rivelano che il greenwashing, inteso come affermazioni fuorvianti sulle effettive caratteristiche di sostenibilità dei prodotti, è fra i timori e i rischi percepiti dagli investitori – osserva Chiara Mosca, Commissaria Consob -. È un fenomeno che può minare la fiducia”. Per questo, “il contrasto del greenwashing – aggiunge Mosca – è una priorità globale ed è nell’agenda dei regulator internazionali”.

Ma la finanza green non perde appeal

Dal sondaggio risulta anche che le conoscenze degli italiani sul mondo della finanza sostenibile sono ancora piuttosto limitate. Solo il 29% del campione, infatti, ha risposto correttamente ad alcune semplici domande sulle caratteristiche dei prodotti finanziari sostenibili. Tuttavia, malgrado la flessione registrata nel 2022, il ‘verde’ in finanza non perde appeal. Il 57% degli intervistati è infatti propenso a modificare nei prossimi due anni le proprie scelte di investimento, rafforzando la componente della sostenibilità. E l’interesse risulta maggiore tra le donne, i giovani, gli investitori abbienti e quelli più alfabetizzati dal punto di vista finanziario.

Tecnologia di consumo: nel 2022 le vendite calano del -2,7%

Il 2022 per il settore della Tecnologia di consumo in Italia si chiude con il segno negativo. Secondo le rilevazioni di GfK, dopo un 2021 caratterizzato da numeri da record, e una crescita del +9,2%, le vendite della Tecnologia di consumo hanno visto una contrazione del -2,7%, e il valore complessivo del mercato a fine anno si è attestato a 17 miliardi di euro. Nonostante questo, le rilevazioni GfK mettono in luce una performance positiva per alcuni comparti, come Home Comfort, Piccolo Elettrodomestico e Telefonia. Frena invece l’Elettronica di consumo, che nel 2021 aveva beneficiato degli effetti dello switch-off sulle vendite di apparecchi TV.

Rispetto agli anni pre-pandemia il mercato continua a crescere

Il confronto con il 2021 evidenzia anche differenze rispetto alle performance dei canali di vendita. Se nel 2021 era cresciuto soprattutto l’offline, nel 2022 le vendite effettuate sui canali tradizionali sono diminuite del -5,3%. Positivo invece il trend del canale online, cresciuto del +5,5% a valore, arrivando a pesare il 26,3% del mercato Tech nel suo compresso (nel 2022 vale il 24,2%). Confrontando i risultati del 2022 con quelli degli anni precedenti, il trend però è ancora positivo. Il mercato della Tecnologia segna infatti un +6% a valore rispetto al 2020, e un +16% rispetto al 2019. Una crescita influenzata sicuramente anche dall’aumento generalizzato dei prezzi, considerando che nel 2022 l’inflazione è salita al +8,1%.

Home Comfort +25,3%, bene anche Piccolo Elettrodomestico, Photo, Telefonia

Se il mercato nel suo complesso rallenta, alcuni settori hanno registrato risultati positivi anche nel corso del 2022. La crescita più significativa rispetto all’anno precedente è quella dell’Home Comfort (+25,3%), grazie alla performance dei condizionatori, che hanno beneficiato di un’estate molto calda, ma anche del bonus governativo per i prodotti con pompa di calore. In crescita rispetto al 2021 anche il Piccolo Elettrodomestico (+3,8%), il comparto Photo (+5%) e la Telefonia (+3,7%), il settore più importante per fatturato, con un peso sul totale del 36% e una crescita a valore di smartphone e wearable.

Inversione di tendenza per Elettronica di Consumo: -14,4%

Inversione di tendenza invece per l’Elettronica di Consumo, che dopo la crescita registrata nel 2021 (+35,9%), dovuta anche agli effetti dello switch-off sulle vendite di TV, chiude il 2022 con una contrazione del -14,4%. Effetto rimbalzo anche per l’Information Technology/Office, che negli scorsi anni più di altri settori aveva beneficiato dell’impennata di acquisti legati agli effetti della pandemia su lavoro agile e DAD. Per questo comparto, il 2022 si chiude con una decrescita del -9,9%. Leggermente negativo anche il comparto del Grande Elettrodomestico, che segna un -2,1% rispetto al 2021.

Il 50% dei dirigenti italiani non conosce i termini malware, ransomware, phishing 

Nonostante il top management italiano consideri la minaccia di attacchi di cybersecurity il rischio maggiore per le proprie aziende, non riesce a stabilire con precisione le priorità di azione, a causa dell’utilizzo di gergo e terminologia poco chiari per descrivere le minacce. La ricerca di Kaspersky ‘Separati da un linguaggio comune’ rivela che in Italia quasi la metà dei dirigenti C-Suite intervistati (44%) ritiene che gli attacchi di cybersecurity siano il pericolo principale per la continuità del business, prima ancora dei fattori economici (41%) e degli aspetti normativi e di conformità (35%). Ma il 50% dichiara che il linguaggio utilizzato dagli specialisti di sicurezza per descrivere queste minacce rappresenta il maggiore ostacolo alla comprensione dei problemi di cybersecurity più urgenti.

Consapevoli, ma poco formati in cybersecurity

Il 99% degli intervistati C-Suite in Italia è consapevole della frequenza con cui le loro aziende vengono attaccate, e per il 91,5%, indipendentemente dalle dimensioni aziendali, la sicurezza informatica è sempre, o spesso, un punto all’ordine del giorno nelle riunioni del management e del consiglio di amministrazione. Quando la comprensione della cybersecurity è fondata e completa la C-Suite si trova ad affrontare tre ostacoli all’interno del proprio team di management: la mancanza di strumenti idonei (45%), le restrizioni di budget (43%) e la mancanza di una formazione adeguata in materia (42%).

Il linguaggio poco chiaro è la criticità principale

In molti casi però, la sicurezza informatica non viene del tutto compresa, e nonostante per il 65% sia sempre un argomento in agenda nelle riunioni del board, il 41% degli intervistati ritiene che il gergo e i termini confusi del settore rappresentino attualmente un ostacolo alla comprensione della cybersecurity da parte della C-Suite, e soprattutto, di ciò che si dovrebbe fare al riguardo. Dato che raggiunge rispettivamente il 50% e il 55% tra i Chief Compliance Officer e i Chief Risk Officer, fino ad arrivare alla percentuale record del 60% tra i Chief Marketing Officer, che considerano il linguaggio poco chiaro la criticità principale per una piena comprensione.

Prendere decisioni critiche senza comprendere le minacce

Più in dettaglio, la metà degli intervistati trova confusi i termini base della cybersecurity, come malware (50%), phishing (51%) e ransomware (50%). Inoltre, il 49,5% non comprende appieno anche espressioni più tecniche, come Zero Day Exploit e MD5 Hash.
“Ciò potrebbe indicare, che in molti casi, i dirigenti si trovano nella posizione di dover prendere decisioni critiche per l’azienda senza avere un quadro chiaro del panorama delle minacce e del rischio che rappresentano – spiega David Emm, Principal Security Researcher di Kaspersky -. Senza la possibilità di interpretare i problemi più critici, il linguaggio e la terminologia utilizzati per descrivere le minacce impediscono alle organizzazioni di elaborare un approccio alla cybersecurity, condividere le conoscenze, e in ultima analisi, creare un’intelligence utilizzabile”.

Startup e Pmi innovative: prosegue la crescita demografica 

Secondo il report ‘Startup e Pmi innovative Ict: performance economica’ di Anitec-Assinform e InfoCamere, nel 2022 la crescita demografica di startup e Pmi innovative Ict resta sostenuta. Sono 8.416 le startup con codice Ateco associato al settore Ict registrate a ottobre 2022, con una crescita dell’8,6% rispetto alle 7.749 rilevate al termine del 3° trimestre 2021. Rimane stabile la distribuzione territoriale, con più della metà delle imprese concentrate in tre regioni (Lombardia, Lazio, Campania).
Stabile anche la distribuzione per filone di attività, con quote rilevanti in AI & Machine Learning (12,1%), IoT (10,7%), Mobile app (8,3%), oltre a Big data e Data science (5,1%), Block chain (4,7%), Cloud (3,8%), Industria 4.0 (3,7%). Bassa invece la quota di Spmii Ict in ambito cybersicurezza e crypto (2,2%).

Sviluppo finalmente in accelerazione nel 2021

Gli indicatori di produttività per azienda segnalano un progressivo miglioramento, soprattutto per le realtà attive nei mercati più dinamici, come 4.0 e digital enabler.  Complessivamente, le Spmii Ict con bilancio depositato nel 2021 hanno prodotto beni e servizi per un totale di 2,5 miliardi di euro. La forte concentrazione della mediana su valori ancora inferiori a meno di un quinto della media conferma che una quota sempre rilevante si trova in una fase embrionale di sviluppo. Uno sviluppo finalmente in accelerazione nel 2021 rispetto ai due anni precedenti, come confermato dalle dinamiche di produzione complessiva, media e mediana, in crescita demografica più dinamica nell’ultimo anno, soprattutto nei filoni di attività 4.0 e altre tecnologie e soluzioni digitali.

Performance migliori per le Spmii Ict in ambito digitale

La migliore performance delle Spmii Ict in ambito digitale (4.0, Digital Enabler ecc,) si riflette anche a livello di utile netto, con un valore mediano superiore rispetto alle altre Spmii Ict, che comunque per almeno il 50% chiudono il bilancio 2021 a pareggio o in utile, generando nel complesso il 53% di produzione nel settore Ict-digitale. Nel complesso, riporta Adnkronos, gli indicatori finanziari, da quelli di equilibrio finanziario a quelli di rotazione degli asset a quelli sul potenziale delle risorse di generare valore lungo un arco temporale di più esercizi, denotano una buona capacità delle risorse aziendali di manifestare benefici economici lungo un arco temporale di più esercizi.

Un segmento effervescente

“I dati – commenta Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform – confermano l’effervescenza del segmento delle Startup e delle Pmi innovative Ict. Queste imprese hanno realizzato maggior valore aggiunto con livelli di produttività migliori, soprattutto nei filoni 4.0 e digital enabler. Hanno mantenuto una sostenibilità finanziaria nel medio periodo, e continuano a generare margine. Le startup e Pmi innovative Ict, che hanno la capacità di creare nuovi prodotti e servizi e di generare nuovi posti di lavoro, si confermano motore di innovazione in ogni settore produttivo e rafforzano il loro ruolo per la crescita economica del nostro Paese”.

Dove posizionare il modem per navigare al massimo? 

Una buona linea internet non basta per navigare su Internet velocemente, e senza intoppi. Per sfruttare correttamente le migliori offerte di internet a casa, ad esempio quelle di beactive.it, è importante capire che a influenzare le prestazioni di navigazione sono parametri ‘oggettivi’ e ‘soggettivi’.

Spesso infatti anche le migliori connessioni internet casa vengono vanificate da una pessima collocazione del modem tra le pareti domestiche. Tra i parametri oggettivi rientrano la distanza dalla centrale che trasmette il segnale dati, oppure l’utilizzo eccessivo della rete, mentre quelli soggettivi riguardano appunto un corretto posizionamento del modem in casa.

Attenzione ad apparecchi bluetooth e forni a microonde

Una volta collegato alla presa di casa, il modem diffonde il segnale Wi-Fi in diverse direzioni, espandendo la sua azione lungo un raggio dove le onde vengono propagate sotto forma di un ‘ombrello’. Per questo motivo, il segnale è molto forte vicino alla fonte e fino a qualche metro di distanza. Esistono, però, alcuni fattori che possono incidere negativamente sul segnale del modem. Come ad esempio alcuni ripetitori per il segnale, apparecchi bluetooth e forni a microonde, che per via della loro particolare tecnologia creano vere e proprie interferenze con la banda Wi-Fi, contribuendo a degradare la qualità della connessione internet.

Lontano da cavi della corrente, tubature dell’acqua e pareti in metallo

Oltre ai segnali radio senza fili emessi dai dispositivi, a influenzare negativamente la velocità della connessione internet, e rallentare la velocità del modem e della ricezione del segnale WiFi, possono rientrare anche cavi della corrente elettrica, muri e altri materiali che presentano metallo resistente all’interno. O ancora, tubature dell’acqua e pareti interamente in metallo, che finiscono inevitabilmente per ridurre o azzerare la potenza del router. Per collocare correttamente il modem e aumentare la velocità di internet, è importante trovare una collocazione quanto più lontana possibile da questi materiali, evitando, ad esempio, di attaccare la spina del dispositivo a prese dove sono già collegati altri strumenti.

Dove il segnale è più forte?

Esistono quindi diversi posti dove posizionare il modem per navigare meglio, riferisce Adnkronos. Innanzitutto, bisogna fare in modo che il dispositivo venga collegato nella presa telefonica principale, quella dove arriva il segnale più forte, in modo che si disperdano meno dati possibili. Inoltre, per navigare alla massima velocità è importante posizionare il modem al centro della casa, evitando muri e finestre, in modo che i segnali e le onde si propaghino coerentemente e linearmente in tutte le stanze. Questo rende il flusso dati uniforme, senza intoppi o discrepanze di velocità. Ma il modem deve essere tenuto lontano anche da fonti di disturbo, come acquari, strutture in metallo, o prodotti che creano onde radio.

Mutui variabili: in arrivo nuovi rincari

Sembra ormai certo un nuovo aumento dei tassi di interesse, che secondo le attese questa volta potrebbero salire di 50 punti base, con inevitabili ricadute sulle rate dei mutui variabili. Il 15 dicembre si è tenuta infatti l’ultima riunione della BCE. Secondo le simulazioni di Facile.it, considerando un mutuo variabile medio, a seguito del nuovo incremento la rata mensile nei prossimi mesi potrebbe aumentare di quasi 35 euro, con un aggravio complessivo di circa +39% rispetto a inizio anno. 
La stima sull’impatto dell’aumento non tiene in considerazione l’ammortamento della quota capitale, elemento che potrebbe variare in base alle caratteristiche del mutuo.

L’impatto dell’aumento sarà differente per ogni mutuatario

“L’Euribor, l’indice di riferimento per i mutui a tasso variabile, tende a cambiare sulla base delle aspettative dei tassi BCE, ma non è detto che lo faccia in misura uguale. Per capire quindi come varieranno nel concreto le rate dei mutuatari, bisognerà aspettare di vedere come l’indice si muoverà rispetto alle decisioni della Banca Centrale – spiega Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it -. In ogni caso, l’impatto dell’aumento sarà differente per ciascun mutuatario in base ad alcuni fattori, tra cui l’importo residuo del finanziamento e il numero di rate mancanti. Il consiglio per chi ha un mutuo variabile è di stabilire la soglia massima oltre la quale la rata potrebbe diventare insostenibile”.

Da luglio gli indici hanno iniziato a salire in modo consistente

Facile.it ha preso in esame un finanziamento a tasso variabile da 126.000 euro in 25 anni (LTV 70%, Euribor3m+1,25%), sottoscritto a gennaio 2022, analizzando come è cresciuta la rata da inizio anno a oggi e come potrebbe ulteriormente salire nei prossimi mesi ipotizzando due scenari. Un aumento dell’Euribor di 0,50% e uno di 0,75%.
Il tasso (Tan) di partenza sottoscritto a gennaio e usato nell’analisi è pari a 0,67%, corrispondente a una rata mensile di 456 euro. Se nella prima parte del 2022 le rate sono cresciute del +13 euro da gennaio a giugno, a partire da luglio gli indici dei mutui hanno iniziato a salire in modo consistente, e dopo i tre aumenti dei tassi da parte della BCE, a dicembre la rata è arrivata a circa 602 euro, quasi 150 euro in più rispetto a quella iniziale.

La rata potrebbe arrivare a circa 653 euro

Se la BCE dovesse confermare un nuovo aumento del costo del denaro di 50 punti base, ipotizzando che l’Euribor cresca in modo analogo, la rata mensile del mutuatario salirebbe, nei prossimi mesi, a circa 636 euro, vale a dire quasi 35 euro in più rispetto a oggi e 180 in più rispetto a inizio anno (+39%). Se invece l’aumento fosse più alto e pari a 75 punti base, la rata potrebbe addirittura arrivare a circa 653 euro: oltre 50 euro in più rispetto a oggi, e 197 euro in più se paragonata a quella di inizio anno.

Data breach su WhatsApp: in Italia 35 milioni di numeri sottratti illegalmente

Secondo un’analisi di Check Point Research (CPR), la divisione Threat Intelligence di Check Point Software, una recente violazione di dati su WhatsApp ha esposto 360 milioni di numeri di telefono in 108 Paesi di tutto il mondo. Nel nostro Paese sono stati rubati 35 milioni di numeri di telefono, quasi il 10% del totale. Recentemente la celebre app di messaggistica è stata infatti coinvolta nell’ennesimo episodio di data breach, ovvero una violazione di dati e la loro diffusione in un ambiente non affidabile. Pare che gli hacker abbiano cercato di vendere sul dark web centinaia di milioni di contatti trafugati agli utenti.

Codici di chiamata distribuiti liberamente tra gli hacker

Check Point Research ha analizzato i file di WhatsApp nel dark web e ha trovato milioni di registrazioni disponibili per l’acquisto. Ogni Paese ha un numero diverso di record esposti, che vanno dai 604 della Bosnia-Erzegovina ai 35 milioni attribuiti appunto all’Italia. 
Negli ultimi quattro giorni i file, che includono i codici di chiamata internazionali e che in un primo momento erano stati messi in vendita, sono ora distribuiti liberamente tra gli hacker.

“Prestare la massima attenzione ai messaggi ricevuti”

“Nonostante le informazioni in vendita siano solo numeri di telefono attivi e non il contenuto dei messaggi stessi, si tratta di una violazione su larga scala enorme – ha dichiarato Check Point Research -. Una conseguenza immediata è la possibilità che questi numeri vengano utilizzati come parte di attacchi di phishing attraverso l’app stessa. Invitiamo tutti gli utenti di WhatsApp a prestare la massima attenzione ai messaggi che ricevono, anche quando devono cliccare su link e messaggi condivisi sull’app”.

Dal vishing allo smshing fino all’accesso ad altri servizi online

Una volta che gli hacker hanno accesso ai numeri di telefono, che vengono poi rivenduti, è probabile che vengano utilizzati per sferrare attacchi come il vishing o lo smshing.
Il vishing è una forma di social engineering in cui la vittima viene indotta a fornire informazioni al telefono durante una chiamata, mentre lo smshing viene condotto tramite sms.
È anche possibile che gli hacker accedano ad altri servizi online utilizzando il numero di telefono, con conseguenze ancor più dannose.
In un report è stato però affermato che esistono prove che il database emerso in realtà sia il riutilizzo di una vecchia fuga di notizie da Facebook avvenuta nel 2019. “CPR non può confermare o provare che questi numeri provengano dagli utenti di WhastApp”, ha risposto Check Point Research in un post sul suo blog.

Vendite tech, nuovo slancio con gli sconti del Black Friday

Anche se per l’anno 2022 si prevede una contrazione del mercato hi-tech, la spinta alle vendite dovuta al Black Friday dovrebbe dare nuovo slancio al settore. Sono alcuni dati rivelati da GfK, che ha fatto analisi e proiezioni in merito. In estrema sintesi, emerge dalle stime che, nonostante una flessione generale nelle vendite dell’Elettronica di consumo e dell’It, gli sconti del “venerdì nero” faranno bene al comparto, soprattutto nei segmenti entry-level.

Dalla pandemia all’effetto saturazione

Negli ultimi anni il Black Friday è cresciuto meno rispetto al passato, per ragioni che vanno dalla pandemia, alla difficoltà di approvvigionamento di alcuni prodotti e all’incremento dei prezzi. E anche per il 2022 si prospettano sfide importanti per il settore della Tecnologia di consumo: da un lato retailer e produttori dovranno fare i conti con la crisi macroeconomica legata all’inflazione e alle crescenti incertezze dei consumatori. Dall’altro, dovranno gestire il calo della domanda, legato anche alle vendite record registrate nel corso 2021 e al conseguente effetto saturazione.
Per questo, GfK prevede per l’intero anno 2022 una decrescita del mercato Tech globale pari al 6-7% rispetto allo scorso anno.
Nonostante il calo complessivo della domanda, il mercato è stato in parte  stabilizzato dai consumatori con budget più elevati, che nel corso del 2022 hanno continuato ad acquistare nonostante l’aumento dei prezzi. Ne hanno beneficiato soprattutto prodotti di fascia alta: ad esempio, i robot aspirapolvere con docking station hanno registrato una crescita di oltre il +100% da gennaio a settembre, mentre gli aspirapolvere portatili ricaricabili sono diminuiti del -4% a causa della debolezza della domanda.

Come sono cambiati i prezzi

Dopo l’incremento del prezzo medio registrato negli ultimi anni nel settore Tech&Durables, quest’anno il trend si è appiattito. Sebbene il Fondo Monetario Internazionale preveda una crescita dell’inflazione del +8,8% a livello globale per il 2022, i prezzi sono stabili o in alcuni casi addirittura in calo rispetto allo stesso periodo del 2021. Ciò è dovuto principalmente al calo della domanda nei primi tre trimestri del 2022. Questo trend è particolarmente visibile per i Televisori, che sono storicamente tra i prodotti di Elettronica di consumo più popolari durante il Black Friday. Con un calo delle vendite a unità del -5% nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2022, i televisori stanno perdendo importanza dopo la pandemia e i retailer hanno bisogno di smaltire il magazzino. Per questo motivo, e considerando anche l’inizio dei Mondiali di calcio, si prevedono forti promozioni in occasione del Black Friday 2022 su questi prodotti. Per l’intero anno 2022, GfK prevede che il mercato globale dell’Elettronica di consumo subirà una contrazione del -7% a valore rispetto all’anno precedente. Un discorso simile si può fare anche per i prodotti IT, che hanno registrato una crescita record durante la pandemia. Rispetto ai livelli altissimi del 2021 – e anche a causa dell’effetto saturazione – nei primi nove mesi di quest’anno la domanda è calata significativamente, con una diminuzione delle unità vendute del -5% a livello globale. Questo ha già portato a un raddoppio delle promozioni sui prodotti IT da gennaio a settembre 2022, limitate quasi esclusivamente alla fascia entry-level. La domanda di prodotti premium invece è rimasta stabile, quindi questa fascia è stata solitamente esclusa dalle campagne promozionali. Questa tendenza continuerà anche per il Black Friday e GfK prevede che il mercato globale dei prodotti IT e Office chiuderà l’anno con un calo del -5% a valore rispetto al 2021.

Le previsioni APT 2023 e le nuove minacce alla cybersecurity

Le tensioni politiche del 2022 hanno determinato un cambiamento che si rifletterà sulla cybersecurity dei prossimi anni e avrà un effetto diretto sullo sviluppo di futuri attacchi sofisticati.
I ricercatori di Kaspersky hanno presentato le previsioni sul futuro delle Advanced Persistent Threat (APT), definendo i cambiamenti nel panorama delle minacce che emergeranno nel 2023. Che riguarderebbero, in particolare, gli attacchi a tecnologie satellitari e server di posta elettronica, l’aumento degli attacchi distruttivi e delle violazioni, l’hacking dei droni, e una prossima grande epidemia informatica, simile a quella di WannaCry.

Un nuovo WannaCry?

Statisticamente, alcune delle epidemie informatiche più grandi e impattanti si verificano ogni sei/sette anni. L’ultimo incidente di questo tipo è stato appunto il ransomware-worm WannaCry, e i motivi per cui un fenomeno simile potrebbe ripetersi sono che gli attori delle minacce più sofisticate probabilmente sono in possesso di almeno un exploit adatto, e le attuali tensioni globali aumentano notevolmente la possibilità che si verifichi. I cambiamenti più importanti si rifletteranno anche sui nuovi obiettivi e scenari di attacco: il prossimo anno si potranno individuare attaccanti e specialisti abili nel combinare intrusioni fisiche e informatiche, impiegando droni lanciati con dispositivi fisicamente vicini al target.

I server di posta elettronica diventano obiettivi prioritari

Considerato l’attuale clima politico si prevede un numero record di attacchi informatici che colpiranno le PA e i principali settori di mercato. È probabile che una parte non sia facilmente riconducibile a incidenti informatici, ma appaia come un incidente casuale. Altri attacchi assumeranno la forma di pseudo-ransomware o operazioni hacktivist per fornire una copertura plausibile ai veri autori. Anche gli attacchi informatici di alto profilo contro le infrastrutture a uso civile, come reti energetiche o radiodiffusione pubblica, potrebbero diventare obiettivi, così come i collegamenti sottomarini e i nodi di distribuzione della fibra, difficili da difendere.

La nuova moda hack-and-leak

I server di posta elettronica contengono informazioni chiave, quindi sono elementi interessanti per gli attori APT e hanno la più grande superficie di attacco immaginabile. I leader di mercato hanno già affrontato lo sfruttamento di vulnerabilità critiche e il 2023 sarà l’anno degli zero-day per tutti i principali programmi di e-mail. Con le attuali funzionalità e la prova che le APT sono in grado di attaccare i satelliti, poi, è probabile che in futuro i cybercriminali rivolgeranno sempre più l’attenzione alla manipolazione e all’interferenza con le tecnologie satellitari.
Inoltre, la nuova modalità di attacco ibrido sviluppata nel 2022 ha comportato numerose operazioni hack-and-leak. Queste persisteranno anche nel prossimo anno, con gli operatori APT che faranno trapelare dati su gruppi di minaccia concorrenti e diffonderanno informazioni.