Piano Industria 4.0, un pacchetto di misure che sta funzionando

Piano Industria 4.0 è un pacchetto di misure e incentivi varato dal Ministero dello Sviluppo Economico per innovare il sistema delle imprese in modo da cogliere le opportunità della quarta rivoluzione industriale. Per intenderci, la prima rivoluzione industriale è quella iniziata nell’800 nel Regno Unito, sospinta inizialmente dalla meccanica (l’invenzione della macchina a vapore) e dall’impiego dei combustibili fossili. La seconda rivoluzione industriale è quella che intensificò, sul finire dell’800, il ruolo dei mezzi di trasporto, del commercio, dell’energia elettrica e della comunicazione, apportando in Europa Occidentale, negli Stati Uniti e nel Giappone, cambiamenti di grande portata storico-sociale.

La terza rivoluzione industriale è iniziata nel Dopoguerra sotto la spinta motrice dei sistemi impiegati in ambito militare (energia atomica, arphanet), fino ai giorni della globalizzazione, con lo sviluppo impetuoso di chimica, informatica, trasporti ed effetti demografici che hanno favorito la crescita nei paesi occidentali. La quarta rivoluzione industriale è quella della smart manufacturing, ovvero l’ingresso dell’innovazione digitale nell’industria.

Operando in una logica orizzontale, volta cioè a far crescere diversi settori dell’industria, Piano Industria 4.0 attiva fondi di garanzia, super ammortamenti e iper ammortamenti a quelle aziende che vogliano innovare per crescere. I fondi pubblici attivati ammontano a ben 20 miliardi di euro, e per le aziende che spendono in ricerca e sviluppo il credito d’imposta è stato fissato al 50%. Gli investimenti di smart manufacturing possono servire, ad esempio, per dotarsi di una stampante 3D, nuove tecnologie big data e automazione della linea produttiva. Un’occasione da non sprecare per il sistema Italia che, secondo i dati di un rapporto Prometeia – Intesa San Paolo, sembra essere stata colta dalle aziende italiane. Nel comparto meccanica, infatti la crescita del fatturato delle aziende operanti è stata del 5,8% nei primi cinque mesi 2017. Ed è tutto il manifatturiero italiano che è tornato a crescere, con un aumento del 4,7% nel periodo considerato.

Vanno bene soprattutto i settori del made in Italy, cioè abbigliamento, automazione, arredamento e alimentare, con una ripresa dei consumi interni e i consueti, positivi realizzi all’estero. Per l’export del made in Italy rimane prezioso il mercato statunitense, ma appare in costante ripresa anche quello russo. La caduta delle sanzioni economiche, ragionando in prospettiva, trasformerebbe il mercato russo in una sorta di seconda gamba su cui l’export del made in Italy saprebbe reggersi. In un periodo caratterizzato da qualche tensione economica di troppo con i francesi (dal caso Finmeccanica-STX a quello Telecom-Vivendi), l’andamento positivo del made in Italy rappresenta una bella notizia e una parziale rivincita, perché nel periodo gennaio-aprile è cresciuto del 4,2%, mentre le aziende francesi concorrenti si sono dovute accontentare di una crescita sotto il 2%.